Ci si riferisce ora ad un altro esperimento riferito nel libro di V.S. Ramachandram già citato nel pezzo del 23/9 “Homunculus ecc.”.
E parliamo di un particolare sindrome neurologica “la visione cieca”.
Un neurologo Weiskrants insieme ad altri due suoi colleghi scopre in un paziente la sindrome di cui sopra .
Essi mostrano al paziente un punto luminoso nella regione per lui cieca , punto che egli non può vedere a causa di quella sindrome.
Gli dicono di ”prendere” l’oggetto (che egli non vede) e quello allunga il braccio esattamente verso quel punto.
La cosa viene spiegata con il fatto che le fibre che provengono dal globo oculare si dividono in due vie: Una via “recente” che va nel nucleo genicolato laterale ed una via “arcaica” che va nel collicolo superiore del tronco cerebrale.
A causa di una lesione la visione non raggiunge la corteccia visiva ma prende l’altra via , la via arcaica , che consente al soggetto di “prendere” l’oggetto che non vede.
Quello che segue è una illazione nella quale si adattano i suddetti concetti ad alcuni aspetti della psicoanalisi.
Alla coscienza infantile viene impedita la “visione” dei contenuti istintuali dell’inconscio a causa di esperienze infantili ostative , imposte dalla comunicazione parentale.
La coscienza non può “percepire” perciò quei contenuti e non può connettersi ad essi.
L’individuo , la sua coscienza, peraltro “vede” il suo Sé , “vede” sé stesso e ben ne conosce l’esistenza.
Ipotizziamo qui che quelle esperienze infantili negative , che hanno attinta la coscienza quando essa è ancora in fase di formazione, abbiano bloccato , a causa della castrazione infantile operata dalle false informazioni imposte , una delle due vie cui prima si accennava.(*).
L’individuo sviluppa allora una sorta di “visione cieca” a livello psichico , sindrome chiamata anche “dissociazione da sé”.
Egli , la sua coscienza, “vede” sé stesso, “vede” il suo Sé, ma non riesce a “percepirlo”.
Non riesce a percepire sé stesso.
In termini di emozioni , di sensazioni , di affettività , di istintualità, ecc.
Grazie alla seconda via rimasta integra la funzione onirica , attraverso la presa di coscienza dei significati di quelle esperienze infantili castranti libera l’altra via rimasta bloccata e grazie al continuo afflusso dei significati del Sé nella coscienza , grazie a questa via liberata , alla funzione onirica ed alla funzione intuizione (in pratica grazie alla riattivazione del processo di crescita psichica a suo tempo bloccato), ricostruisce nella coscienza l’immagine del Sé del soggetto.
Consentendogli perciò , oltre la visione di sé, anche la percezione di sé.
Cioè la percezione del suo Sé.
(*) E’ possibile che l’azione castrante colpisca la coscienza percettiva del piccolo individuo.