Per quanto si possano affrontare e risolvere la quantità di conflitti intrapsichici che si stratificano nell’individuo  rimane sempre un conflitto con il quale doversi sempre confrontare.

La condizione psichica di dissociazione di massa crea quello che si potrebbe definire “lo spirito del tempo”.

Qualche altro potrebbe definirlo, e con qualche ragione , l’archetipo della dissociazione di massa ed altri ancora la pressione sociale che l’infezione psichica collettiva porta contro l’individuo cosciente di sé.

Sta di fatto che questo “spirito” trova sempre nell’ambito un qualche “agente” nel quale incarnarsi , “agente” che quello “spirito”,  ostile al Sé ed alla coscienza del Sé, agisce con grande zelo.

Pirandello nel suo “Berretto a sonagli” fa dire a Cianpa: “Lo spirito entra in noi e ci fa pupi”.

Cioè ci fa pupazzi , burattini inconsci ed inconsapevoli.

Che è , quello di Pirandello, un altro modo per dire ciò di cui ho appena scritto.

Questo spirito della dissociazione di massa, questa pulsione sociale inconsapevole dell’ambito, è esattamente la pressione sociale inconscia che contribuisce a sospingere genitori inconsapevoli a massificare i loro figli impedendo loro ogni crescita psichica, che inchioda gli individui alla loro patologia mentale esaltandola a più non posso, che emargina quelli più fragili verso l’istituzione manicomiale, che in determinate condizioni socio-economiche si incarna in un Hitler o nei tanti patetici (solo patetici per fortuna)  moderni hitlerini.

I quali quà e là nel mondo di quello spirito della dissociazione di massa , potenziato talora dallo spirito dei complessi di castrazione, si fanno zelanti ed inconsapevoli agenti.

Tutto ciò rende la condizione dissociativa collettiva (vera e propria    infezione psichica la quale  si perpetua una generazione dopo l’altra per emulazione ) una misconosciuta  tragedia di massa.

Il tema dello “spirito del tempo” mi pare possa essere stato ben ripreso e rappresentato in un film con Bill Murray intitolato “SOS Fantasmi” il quale film è a sua volta ispirato dallo “spirito del Natale “  che perseguita Ebenezer Scrooge nel racconto “Canto di Natale “ di C. Dickens.

Si rappresenta in quel film (e nel racconto) un fenomeno che si può definire “della inversione speculare del significato”.

Viene rappresentato nella realtà sensibile un qualcosa che ha in essa effetti benefici ma che nella realtà psichica ha invece effetti perniciosi e patogenici.

Lo stesso fenomeno della inversione speculare del significato si verifica quando ad un certo punto del percorso di crescita ad un qualche simbolo si attribuisce intuitivamente un significato che viene ritrovato completamente ribaltato in una fase più avanzata di quel percorso.

 

 


 

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