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Nel corso di questo lavoro ero , all'inizio, molto esitante ad accettare come oro colato le intuizioni che seguivano l’interpretazione intuitiva dei sogni.

Evidentemente in questa diffidenza molto giocavano una quantità di resistenze inconsce.

Successivamente quelle diffidenze sono state via via superate ma restava  sempre aperta “la finestra” del dubbio.

Dopo un po’ ho cominciato ad essere sicuro circa la “verità” di quelle intuizioni  anche se la finestra del dubbio continuava a restare aperta (vecchio residuo di un sano razionalismo scientifico) .

Ora di ciò che scrivo sono assolutamente sicuro circa la sua fondatezza anche se comprendo bene che quasi nulla di ciò che ho scritto può essere scientificamente provato nei modi in cui la Scienza prova la fondatezza delle ipotesi.

Insomma circa la “verità” di ciò che ho scritto e di ciò  che  scrivo sono assolutamente sicuro essendo esso frutto , per me  assolutamente provato , del mio vissuto.

Ma ciò di cui scrivo e ciò che descrivo e ciò che di cui ipotizzo è VERO !!??.

In questi due passaggi è descritto il dramma dei no vax.

Essi sono talmente sicuri di ciò che pensano (o che sono stati indotti a pensare) circa la pericolosità del vaccino che sono pronti a mettere a rischio la loro vita e  la loro salute.

Esattamente come me che circa la verità e la fondatezza di ciò che ho capito intuitivamente circa il funzionamento della mia psiche e della psiche umana sono pronto a rischiare altrettanto.

Eppure le cose che sul vaccino CREDONO i no vax non hanno alcun fondamento scientifico (e quelli come Luc Montagner ,seppur Premio Nobel , andrebbero, per diversi motivi,  ricoverati) e sono il frutto di un pensare delirante generato da una psicopatia severa che , a quanto pare, tocca anche i Premi Nobel.

La vicenda per certi versi drammatica (e forse destinata a diventare per taluni di essi, tragica) dei no vax dovrebbe fa riflettere circa il rapporto tra una comunicazioni di massa che appare libera ed è in tante sue parti patogenica e la sua interazione con le coscienza profondamente  malate,  la cui malattia è compensata dall’adattamento secondario.

Tanto da essere nascosta sia all’individuo stesso  sia all’osservatore afflitto dalla stessa patologia mentale.

 

 

 

 

 

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