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E’ ovvio che quando un sintomo organico affiora alla percezione dell’ego e della sua coscienza il sentimento spontaneo che insorge è la paura.
Ed è altrettanto ovvio pensare che la paura suscitata dal sintomo sia riferibile alla possibilità di una “sottostante” patologia organica.
Il sintomo , quale che esso sia , è una rappresentazione simbolica di un qualche contenuto inconscio mai integrato nella coscienza.
E poichè l’individuo inconscio di sé non può capirne il significato, a causa della unilateralità della sua coscienza, ecco che si ritiene che quella paura sia generata dalla possibilità di una “sottostante” patologia organica.
E non è solo l’individuo a ritenere ciò.
Qualsiasi clinico che cerchi di capire quale sia la patologia organica sottostante a quel sintomo indaga, esplora , ordina accertamenti, ecc..
La paura suscitato dal sintomo solo in apparenza è suscitata dal timore di una patologia organica.
Essa è in realtà suscitata dal terrore della coscienza nei confronti del significato che quel sintomo rappresenta e dal mutamento che esso potrebbe indurre in essa.
Quel sentimento di paura dall’individuo percepito (dal suo ego e dalla sua coscienza ) è comunque una esperienza .
La quale viene recepita da quella coscienza e ciò interagisce a feedback con l’inconscio e con il contenuto istintuale inconscio il cui significato si è rappresentato in quel sintomo.
RINFORZANDONE la potenzialità.
E qui parte un circuito perverso: Il significato del contenuto inconscio produce e si rappresenta nel sintomo > La paura suscitata da esso nella coscienza retroagisce a feed back con quel contenuto inconscio ripotenziandolo > Cosa che produce sia un ulteriore potenziamento del sintomo che una perpetuazione di esso e della sua radice nell’inconscio.
Il clinico allora prescrive il farmaco il quale magari azzera il disturbo generato da quel sintomo.
Ed il contenuto inconscio il cui significato si era rappresentato in quel sintomo troverà un’altra strada per rappresentare quel significato .
E qui ricominciano le danze: Paura del nuovo sintomo > clinico che prescrive il farmaco > e così via.
Quando dei disturbi generati dai significati dei contenuti inconsci mai integrati non si riesce a trovare la causa organica si alza il livello dello scontro e si va dallo psichiatra.
Il quale , il genio, prescrive dei farmaci che attenuano o azzerano la percezione del disturbo.
Come a dire : Occhio non vede ,cuore duole. Geniale!!??.
La cosa fa venire in mente un episodio raccontato da Curzio Malaparte in un suo libro.
Durante l’occupazione delle truppe americane a Napoli Malaparte non riusciva a trovare il suo amato cane.
Chiede in giro e grazie alle sue entrature presso il comando USA viene indirizzato in un laboratorio americano nel quale si infliggevano orribili ferite ai cani catturati allo scopo di studiare le cure necessarie per poi poterle adattare ai soldati con analoghe ferite di guerra.
Malaparte trova il suo cane orribilmente ferito tra altre povere bestie e chiede al medico come mai con tanti cani straziati non si senta un guaito . Ed il medico americano risponde:Per forza . Abbiamo tagliato loro le corde vocali.
(Ma quanto era umano quel medico !!. Assomiglia tanto a quel psichiatra di cui si diceva prima che grazie ai suoi farmaci “taglia le corde vocali” ai sintomi . La sofferenza del Sé e dell’individuo resta perciò incompresa ma l’individuo non riesce più a percepirla e quindi non può più curarla grazie alla presa di coscienza.)
Ritornando a Malaparte quest’ultimo per non far soffrire ulteriormente il suo povero animale dà una mazzetta al medico affinchè lo sopprima.
Ovviamente nessuno può ignorare la paura spontanea generata dal sintomo.
Succede però che quando ci si è resi coscienti di sé si cessa di avere paura dei propri sintomi (che magari stanno lì da sempre) e questa assenza non è quindi in grado di ripotenziare quel circuito perverso portandolo verso l’annichilimento spontaneo.