24/5/09
Il mondo degli archetipi.
Qualche tempo fa mi ha molto colpito una osservazione formulata da un ricercatore di neuroscienze: Nel bambini appena nati l’area cerebrale preposta alla attività linguistica è ricchissima di collegamenti neuronale. Esiste in essa una quantità di collegamenti interneuronali che parrebbe assolutamente ridondante e parrebbe non trovare riscontri in altre aree cerebrali.
Nel corso della apprendimento della lingua e del linguaggio tipico dell’ambiente parentale nel quale il bambino è nato una quantità di questi collegamenti si rinforza e si intensifica mentre moltissimi altri si inertizzano e scompaiono.
In altri termini quell’area neuronale si è così specializzata nella specifica lingua dell’ambiente nel quale il bambino è nato.
Questo significa ovviamente che il bambino appena nato è “predisposto” per apprendere qualsiasi lingua (cioè qualsiasi sistema complesso di suoni).Il che appare perfino ovvio dato che un bambino può nascere in qualsiasi ambito linguistico esistente nel pianeta ed il suo cervello deve perciò essere opportunamente attrezzato per poter apprendere quella specifica lingua in un certo lasso di tempo.
Quella osservazione nel campo delle neuroscienze mi induce ora ad una altra diversa osservazione.
Il bambino appena nato nel giro di pochi mesi e di pochi anni sviluppa l’adattamento psichico opportuno all’ambiente familiare nel quale è nato, quale che siano (nel bene o nel male) le caratteristiche umane e psichiche di quell’ambiente.
E allora è possibile pensare che nel “fondo” dell’inconscio individuale siano presenti tutti gli archetipi possibili cioè tutti i “germi” di tutte le condizioni psichiche umane possibili.
E questo ricchezza rende possibile allo specifico ambiente familiare nel quale il bambino è nato di costellare ed attivare l’archetipo corrispondente alla propria natura e costituzione indirizzando perciò la psiche del bambino a sviluppare l’adattamento adeguato a quell’ambiente.
Questa ipotesi circa una possibile natura dell’inconscio collettivo junghiano rende possibile spiegare anche un’altra cosa.
L’individuo cosciente e consapevole di sé riesce ad intuire , nel dialogo con l’altro, i significati inconsci attinenti alla sua condizione psichica .Pur essendo l’esperienza dell’altro in parte o del tutto estranea alla esperienza dell’analista.
Parrebbe che ciascun essere umano abbia in sé i germi psichici (il mondo degli archetipi appunto) di tutta l’umanità passata, presente e futura e grazie a questa “dote” egli è in grado, quando egli diventa cosciente e consapevole di sé, di comprendere intuitivamente la condizione psichica dell’altro ed i suoi singoli aspetti semplicemente ascoltando empaticamente la sua comunicazione.
La comunicazione dell’altro, così densa di senso, costella ed attiva un qualche archetipo nell’inconscio dell’analista , un qualche archetipo che con quella comunicazione ha corrispondenza.
Ed è questa attivazione che rende poi possibile la comprensione del significato di quella comunicazione.
Per inciso lo stesso meccanismo è presente nell’ascolto della musica ,linguaggio di comunicazione essa pure.
Grazie a questo linguaggio l’animo per esempio di J. S. Bach entra in sintonia ed in risonanza con l’animo dell’ascoltatore, pur a distanza di secoli. Ciò può accadere perché comune ad entrambi , pur nella enorme diversità esistente tra i due tra di loro sconosciuti viaggiatori del tempo, è il mondo degli archetipi che hanno ispirato nell’uno la sua sublime musica e nell’ascoltatore le intense emozioni da essa prodotte.
Come ultima considerazione direi che è possibile cogliere un evidente parallelismo tra le funzioni del codice genetico e le funzioni degli archetipi così come appena descritti.
Ma tra le possibili connessioni tra il mondo biologico del genoma ed il mondo psichico degli archetipi non mi sento di poter dire di più.