In questo mito , nella sua parte finale , “l’uomo dalla forza sovrumana “ , il “superuomo” , “l’eroe” dopo una quantità di traversie abbatte, con l’aiuto di Dalila,  le due colonne portanti del tempio distruggendolo insieme a tutti i filistei e soccombendo nell’impresa.

Questa parte del mito rappresenta la riscossa del Sé il quale , dopo tante traversie, grazie all’aiuto di Dalila (la quale rappresenta la radicale trasformazione della vecchia coscienza castrante fino alla coscienza del Sé)  abbatte “le due colonne che sorreggono il tempio” (la funzione razionale e la funzione percezione)  sulle quali si fonda la coscienza dissociata , distruggendola insieme alle tante protesi del falso sé che la infestano.

E soccombendo alla sua opera (vedi “La morte dell’eroe”.)

Il mito “dell’uomo dalla forza sovrumana”  da parte di individui dalle coscienze dissociate e prive di ogni radicamento nella loro istintività viene malamente emulato con i tratti caratteriali del superuomo, del superomismo, dell’uomo forte in una grottesca imitazione parodistica del Sé negato.

Tale figura, per quanto grottesca e pericolosa,  trova spesso un gran numero di sostenitori ed emulatori ammaliati non da ciò che tali figure di leader effettivamente sono (spesso omuncoli privi di qualsivoglia spessore) ma per ciò che essi simbolicamente rappresentano (e cioè il Sé negato ed oppresso di ciascuno di quei sostenitori “finalmente liberato (sic) da quel leader).

 


 

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