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Nel sonno della coscienza in quiete un pennello di elettroni* illumina un gruppetto di neuroni, diciamo una decina.
Il loro stato , il loro stato, aperto o chiuso (una sequenza di 0 e di 1), dice “01100110”.
Questo segmento mnestico di una esperienza castrante vissuta riferisce con quella sequenza di codici di una qualsiasi protesi del falso sé, di una qualsiasi falsa informazione relativa al Sé dell’individuo la quale nega della reale natura di quell’individuo , la quale per il suo stesso esistere impedisce che QUELLO STESSO GRUPPETTO DI NEURONI memorizzi a loro posto un qualche significato del Sé.
E, ricordiamoci , quale che sia l’esperienza che viviamo, essa RAPPRESENTA SEMPRE un qualche significato del nostro Sé , rimosso, negato, castrato.
Nel sogno quel pennello elettronico illumina esattamente quel gruppetto di neuroni e lo fa diventare simbolo onirico che rappresenta esattamente quel significato del Sé.
Questo nel dormiente.
Nello stato di veglia succede esattamente la stessa cosa.
Uno stato pulsionale (sempre il solito pennello che energizza quello stesso gruppetto di neuroni) sospinge stavolta l’individuo all’azione ed esso agisce quindi un comportamento che esegue quella coazione a ripetere (inscritta in quel gruppetto di neuroni che dice di quella protesi del falso sè/falsa informazione circa la reale natura dell’individuo).
Un comportamento agito il quale RAPPRESENTA SEMPRE quello stesso significato del Sé, rimosso, negato, castrato.
Quel gruppetto di neuroni 01100110 dice e fa dire tutto ciò.
Se però interpretando quel simbolo onirico o quel comportamento rappresentativo si capisce il significato del Sé che quel simbolo o quel comportamento voleva rappresentare di colpo il meccanismo autorisanatorio della psiche di cui si è già detto muta lo stato di quel gruppetto di neuroni (ricordate 01100110) e lo trasforma nel suo reciproco con un operatore booleano NOT (10011001) .
Sorpresa, un significato del Sé (10011001) è “entrato nella coscienza” e l’informazione castrante del falso sé (01100110) improvvisamente svanisce.
Eppure quel gruppetto di neuroni è sempre là e ora “dice” l’opposto di quello che diceva prima.
Si è verificato "miracolosamente" (sic) una "inversione di senso", una inversione di significato.
A monte di tutto ciò c’è sempre la materia elementare dei singoli neuroni la cui configurazione quantica determina lo stato di ciascuno di loro (e la biochimica neuronale non può che seguire quella indicazione quantica).
(*) Questa, come al solito , è una ipotesi tessuta tra intuizioni spontanee e conoscenza acquisita. Le cose vanno effettivamente così? .Non ho in merito nessuna certezza.
Ci sono però alcune possibilità che le cose funzionino approssimativamente in questo modo.
Esiste però un modo per verificare questa ipotesi o smentirla o formularne una diversa :
E’ sufficiente conquistare con il duro lavoro su sé stessi un adeguato sviluppo della propria funzione intuizione conquistando una buona consapevolezza di sé e poi formulare ipotesi alternative.
In mancanza di questi requisiti minimi stare zitti e farsi le seghe mentali con la propria “meravigliosa” intelligenza razionale.