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Sui testi del dott. Carl Gustav Jung e di molti altri autori, ma soprattutto sui suoi, ho acquisito la mia preparazione culturale per quanto riguarda la psicoanalisi.
La terapia analitica che ho vissuto e che ha preceduto questo lavoro è un altra storia.
E pur con tutto il rispetto e la stima per questo gigante della psicoanalisi debbo affermare che non esiste nessun inconscio collettivo.
Esiste un inconscio individuale per ciascun essere vivente.
Per quanto riguarda la specie umana esso è di solito sovraccaricato da una infinità di contenuti istintuali mai integrati nella coscienza nonché da una gran quantità di rimosso relativamente alle esperienze individuali vissute delle quali mai si è presa coscienza.
Inoltre debbo affermare che non esiste nessun archetipo ma solo contenuti istintuali, castrati nell’inconscio stesso, le cui informazioni (solitamente chiamati significati) provengono dal codice genetico individuale e sarebbero destinati, ove compresi intuitivamente, dai sogni, che li rappresentano simbolicamente e che vorrebbero veicolarli e comunicarli alla coscienza (nei suoi neuroni e non solo), ed integrarli in essa a sviluppare in tale coscienza una crescita psichica completa, allineando costantemente questa crescita alla età dell’individuo*.
Esattamente come avviene (ma con un processo di acquisizione delle informazioni genetiche, da parte delle cellule, completamente diverso) per la crescita fisica dell’individuo.
(*) Cosa che generalmente non avviene e quindi lasciando quella coscienza individuale in una perenne condizione di infantilismo e di dissociazione da sé.
(scritto il 27/5/23)