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Si premette che già dal secolo scorso la psicoanalisi ha scoperto che tra gli esseri umani (in realtà tra tutti gli esseri viventi) esiste un "linguaggio" di comunicazione spontaneo, senza suoni nè parole (cioè subliminale cioè al di sotto della soglia di percezione della coscienza e dei sensi), che si chiama transfert e controtransfert.
La psicoanalisi lo conosce, così così , dal secolo scorso ed il Buddismo dalla sua fondazione (IV o V secolo a.c.).
Quando un uomo con cinque lauree scientifiche o una donna con altrettante lauree, un bambino o una bambina si ammalano e soffrono non sanno cosa fare di sè stessi e della loro sofferenza.
Vanno dal medico e quello ordina farmaci o interventi che magari alleviano quella sofferenza, credendo di averne scoperto la causa.
Allevia quella sofferenza e magari qualche anno dopo salta fuori un'altra patologia, magari più grave .
Si era capita, forse, la eziologia della prima ma non la sua vera causa .
Quella patologia stava dicendo al mondo che alla coscienza di quell'essere umano mancano una quantità di importantissime e molto significative informazioni che facciano capire A QUELLA COSCIENZA, a quella potente macchina, che essa appartiene ad un essere umano e non ad uno sgabello, ad un palo telegrafico o a un qualche dio, come invece CREDE di sapere lei.
Davanti alla patologia, quale che essa sia, la psicoanalisi propone non il miracolo della trasformazioni dell'acqua in vino o la moltiplicazione dei pesci ma un qualcosa che simbolicamente quei miracoli svelavano e volevano farci capire.*
Mette cioè in campo :La trasformazione dei linguaggi.
L'analista chiacchiera al bar con il malato, e, dopo un pò, il suo inconscio sofferente e terribilmente represso e compresso comunica, grazie al transfert, con l'inconscio liberato dell'analista .
Una o più comunicazioni, per quell'inconscio, liberatorie.
Queste informazioni si manifestano nel sonno dell'analista un sogno, nel suo linguaggio simbolico..
continua
(scritto il 2/6/23)