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Ungaretti ha scritto alcune delle sue più belle poesie , così intense e così dolenti , intitolando la raccolta con il titolo di quella  prima poesia della raccolta stessa : “Il porto sepolto”.

E di quel porto sommerso e sepolto una delle componenti da far affiorare è il dolore dell’essere, ivi sepolto e castrato.

Quando gli animali in cattività sono costretti ad un vita disumana e uccisi con modalità altrettanto disumane essi sviluppano nel loro organismo una quantità di tossine venefiche che poi tranquillante divoriamo insieme alle loro carni.

E’ questo un modo in cui il dolore sofferto ed inesprimibile si esprime nell’organismo vivente.

Lo stesso accade , ed è ben facile presunzione, quando il dolore della castrazione primaria  inferta alla coscienza del bambino/a costringe l’essere inconscio a vivere e sopravvivere nella condizione disumana della segregazione psichica.

E quel dolore inferto nella infanzia cresce a dismisura per il dilungarsi senza speranza di quella segregazione , di quella sepoltura del vivo.

Dolore psichico profondo che l’empatia dell’altro  consente in molti modi diversi di cogliere.

E che il transfert porta verso l’osservatore.

Dolore e sofferenza privi ed insieme densissimi di significati.

E quel percepire dell’osservatore ha senso , non è inutile.

In quanto esso alleggerisce di un quid quel dolore inconscio del soggetto ed alleggerisce la pressione di esso (e dei suoi innumerevoli significati castrati) sulla coscienza favorendo, seppur di poco,  la via della terapia.

Ci si è mai chiesto cosa quel dolore represso produca nell’organismo umano , esattamente come in quello degli altri animali in cattività e soggetti a terribili sofferenze, in termini di tossine venefiche?.

Esistono modalità cliniche per rivelarne la significativa esistenza  nell’organismo umano ?.

Ci si è mai chiesto quale significato rappresentasse  quella, purtroppo, pressoché   generalizzata indifferenza nei confronti di quelle sofferenze inflitte ad incolpevoli ed inconsapevoli animali ?.

Ci si è mai chiesto se quelle sofferenze inflitte non rappresentassero esattamente le sofferenze che la coscienza dissociata e castrante infligge all’essere inconscio di sé e se esse non potessero essere una delle cause di patologie significative ?.

 

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