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Nell’esame della condizione psichica dei negazionisti del covid19 si era osservato che quelle assurde idee negazioniste, le quali rivelavano una sorta di accecamento rispetto ad un particolare aspetto della realtà, potessero essere il sintomo rivelatore di una particolare forma di dissociazione della coscienza rispetto alla realtà sensibile (in aggiunta alla condizione dissociativa rispetto ai propri contenuti istintuali dello inconscio).
Da un ulteriore esame della condizione psichica di un soggetto negazionista si rileva una interessante condizione di singolarità.
Nel corso del processo di crescita psichica si era rilevato che una delle condizione da realizzare al fine di poter connettere la coscienza ai contenuti istintuali dello inconscio (e quindi procedere alla integrazione nella coscienza della immagine del proprio sè) era la chiusura di quella coscienza (in particolare della coscienza percettiva) alle perniciose suggestioni di realtà.
Non si ritiene di poter generalizzare il caso ma parrebbe che almeno nel caso osservato le idee negazioniste (e le manifestazioni di idiotismo ad essa connesse) possano essere considerato il sintomo rivelatore di una chiusura (non si sa se totale o parziale) della coscienza percettiva rispetto a quelle suggestioni.
Quindi non una condizione patologica in sé ma anzi una condizione di partenza assolutamente favorevole alla crescita psichica.
Nel caso in esame infatti quella condizione di chiusura rispetto a certi aspetti della realtà da parte di quella coscienza ha reso possibile realizzare la connessione della stessa ai contenuti istintuali dell’inconscio (previo superamento dei complessi di castrazione che la infestavano).
Connessione questa che è ,insieme a quella condizione di chiusura , la condizione ideale di partenza per l'inizio di un processo di crescita spontaneo seppur non in consapevolezza.
E' proprio il caso di dire che non tutto il male viene per nuocere.