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Il dolore che l'imprinting infantile parentale infligge, crudelmente ed inconsapevolmente, alla psiche (e talora anche al corpo) dei bambini rimane segregato nel loro inconscio in quanto le loro coscienze lo rimuovono per difendersi dalla tragica LACERAZIONE che esso può portare ad esse.
Quel dolore segregato inquinerà per tutta la vita l'esistenza di quei bambini.
In molti modi diversi ed imprevedibili.
E bloccherà inoltre ogni rapporto possibile tra quelle coscienze ed il loro inconscio ed il loro Sè costringendo l'individuo in una condizione psichica di dissociazione e di patologia.
La liberazione da quel dolore, la sua presa di coscienza, possibile solo da parte di una coscienza ormai psichicamente adulta, è la condizione possibile per una crescita psichica SANA.
E quì nasce il tragico paradosso: La coscienza non può sviluppare la propria crescita psichica adulta fino a che quel dolore lo impedirà.
E di quel dolore non si può prendere coscienza e liberarsene fino a quando la coscienza non sarà adulta ed in grado di sopportarlo senza lacerarsi.
E tanto più intenso e profondo e continuo è stato quel dolore nel corso della infanzia (e perciò tanto più falsificanti saranno state quelle informazioni relativamente alla reale natura e al Sè del soggetto) tanto più difficile sarà potersene liberare.
Se anche possibile.
Soccorrerà allora, se umanamente possibile, la psicoanalisi e la coscienza consapevole in grado di assorbire la comunicazione transferale di quel dolore e sbloccare la situazione.
(scritto il 21/4/25)