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Ogni nuova acquisizione intuitiva rispetto ai contenuti istintuali dell’inconscio rende manifesta una certa inadeguatezza della lingua con la quale esprimere quelle acquisizioni.

Il termine “coscienza” definisce l’intera coscienza (ed insieme il cervello o quella  sua parte che alla gestione della coscienza provvede).

Può diventare difficile districarsi tra uno stesso termine che definisce cose tra di loro diversissime.

La coscienza può essere:

- inconscia (cioè l'individuo è assolutamente inconscio di sè);

-la coscienza può essere la coscienza di sè (l’individuo è di sè cosciente anche se di ciò inconsapevole);

-la coscienza può essere la coscienza del Sè  (ed essere del tutto rimossa nello inconscio ed essere quindi un suo contenuto istintuale  da integrare);

-è coscienza la coscienza politica cioè la coscienza delle ideologia che della coscienza è una parte.

-la coscienza è composta dell'insieme delle coscienze  accumulatesi nel corso della vita (una microcoscienza per ciascuna delle esperienze , quali che siano, vissute);

-la coscienza del Sè integrata , ad un certo punto del processo di crescita, diventa la nuova coscienza dell’individuo mentre la vecchia coscienza dissociata,  malata ecc. diventa solo la coscienza di una parte dell’esperienza vissuta;

-si prende coscienza dell'esistenza della coscienza , quale che sia la sua condizione psichica;

-la coscienza può essere infantile ed essere rimasta  infantile anche nell’adulto;

-la coscienza a fronte dei danni subiti nel corso dell’imprinting infantile costruisce degli adattamenti secondari (coscienze anche loro) per consentire la sopravvivenza dello individuo;

-ed è coscienza quindi anche la coscienza del nevrotico, dello psicopatico ,  del folle manicomiale la cui coscienza ha potuto trovare solo quella soluzione adattativa per consentire a quel povero essere di sopravvivere ai danni che la infanzia ha indotto alla sua psiche;

-è coscienza perfino la parte nella coscienza stessa afflitta  dal complesso di castrazione (che per quanto orribile esso sia è “solo” un pericolosissimo costrutto di quella coscienza, una potente coazione a ripetere) . La parte di esso nell’inconscio , la sua radice la mantiene efficace e continuamente  la energizza;

-è ancora coscienza la parte dei complessi materni e paterni che della coscienza fanno parte (ed anche per loro il motore energizzante vive nell’inconscio);

-è ancora coscienza, e di essa fa parte, ciò che si studia , ciò che si legge , ciò che si impara con l’esperienza, ciò che si ama , ciò che si odia, ciò che fa schifo e ciò che piace;

 

Il motore energizzante di qualunque cosa sia nella coscienza , anche se di questa “cosa”  non si ha alcuna  coscienza, è IL SIGNIFICATO inconscio di quella cosa , la sua radice nell’inconscio il quale tutto ciò che è  nella coscienza rispecchia in sé.

A qualunque cosa  ci si possa  riferire con il termine “coscienza” ad essa  corrisponde un significato inconscio che questo motore della vita (usato da tanti come pattumiera di sé) intasa ed ingorga e soffoca.

Motore che diligentemente in qualche modo quella coscienza , qualunque cosa essa sia , fa sopravvivere.

L'atteggiamento della coscienza dissociata nei confronti del proprio inconscio è lo stesso che l'individuo dissociato ha nei confronti dell'ambiente naturale che pur lo ospita: l'ambiente lo nutre ed egli lo usa come pattumiera dei propri rifiuti.

Prendere coscienza intuitivamente dei significati di cui si è detto  è psicoanalisi , è terapia, è  cura, è medicina.

 

 

 


 

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