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Un giorno in un articolo del 1923 Schönberg teorizza la composizione della musica dodecafonica aprendo nuovi percorsi musicali.

Oggi la musica che  più conosciamo è prevalentemente  composta partendo dalle sette note.

La musica e le parole che a volte la accompagnano (parole che sono suoni esse pure) sono il prodotto di una creatività che esprime nella musica significati profondi dell’inconscio che nessuno riesce ad interpretare.

Esse , la musica e la voce, toccano corde profonde dell'essere , suscitando emozioni e sentimenti.

E’ come se, attraverso la musica ed i suoni dell'armonia musicale, i contenuti dell’inconscio comunicassero con i contenuti degli altri inconsci senza che nè la coscienza nè l’ego possano comprendere il significato di questa comunicazione.

Ma poco importa.

La musica è un tale ristoro per l’animo umano che non importa comprenderne il senso.

E’ sufficiente  e grande e talora perfino  immenso semplicemente l’ascoltarla.

Jung era dapprima sospettoso nei confronti della musica e pareva , dapprima, che essa suscitasse in lui un certo timore.

Successivamente , ascoltandola, mutò la sua opinione:”Il mare è come la musica : contiene e suscita tutti i sogni dell’anima.”.(C. G. Jung – Ricordi, sogni, riflessioni).

Del resto non è certo un caso , e nulla è un caso, che la musica dodecafonica richiami il numero dodici che è uno dei  numeri simboli del Sè ed, a sua volta , la musica si esprima con sette note e sette è il numero simbolo della coscienza del  Sé.

Come se entrambe quelle forme musicali volessero dirci che con la prima si esprime e si  manifesta il Se del compositore e con la seconda si esprimono   e si manifestano i contenuti della coscienza inconscia  dello stesso.

 

 


 

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