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Giona e il nostrano Papà Geppetto riescono a fuggire dal ventre della balena.

Fuga che in prima battuta è una ovvia rappresentazione  della nascita ma che ad un livello più intensamente simbolico è una  , meno ovvia, rappresentazione di  ri-nascita: Di un uscire da una condizione di totale incoscienza  diventando coscienti di sé.

Se la balena è uno dei simboli possibili dell’inconscio ben si capisce l’odio terribile di capitan Acab contro Moby Dick.

Che è l’odio dell’uomo contro sé stesso , che è l’odio indotto da un terribile complesso di castrazione , distruttivo ed autodistruttivo, contro l’inconscio ed i suoi contenuti istintuali.

Che è storia di un conflitto intrapsichico feroce che distrugge ed autodistrugge.

E a proposito di uccidere criminalmente animali , quale che sia la loro natura e specie, non stupiscono le pervicaci intenzioni del Giappone a voler riprendere la caccia alle balene.

Non stupisce se solo si pensi alle mamme drago giapponesi che costruiscono (inconsapevolmente ed incolpevolmente) nei loro figli, grazie ai propri complessi di castrazione,  portentose carriere ed infelicissime vite.

E ciascuno può facilmente capire  il legame tra una cosa e l’altra.

E a proposito di conflitti la storia del mondo ne è piena ed è storia che in gran parte andrebbe scritta nei manuali di psichiatria.

In quanto storia di terribili conflitti intrapsichici individuali e di massa che si inverano in conflitti armati,  storia di monumentali complessi di castrazione che vedono nell’altro , nell’altra etnia , nell’altra religione , nell’altra politica , nell’altra ideologia, nell’altro popolo  il proprio Moby Dick da sterminare.

Moderni ed antichi Capitan Acab che come quest’ultimo hanno portato alla rovina sé stessi (e questo poco importa) ed il loro popolo e la loro nazione.

 

 

 

 

 


 

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