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Se la malattia mentale è diventata OGGI (non so 100 anni fa ,non so 1000 anni fa , non so 10000 anni fa) malattia sociale socialmente accettata essa può conquistare, come di fatto ha conquistato , il potere politico e governativo in alcune o in molte nazioni del mondo.
Determinando malamente o sanguinosamente o rovinosamente la storia di quelle nazioni e di quei popoli.
Che pure ,almeno nelle democrazie, quei leader psicopatici hanno eletto.
In quanto la maggioranza che li ha votato in quei leader , nei loro comportamenti e nelle loro idee , si riconoscono e riconoscono, perciò identificandovisi, la loro stessa patologia mentale.
Questa condizione diffusa denunzia uno dei limiti più dannosi della psicoanalisi.
I cui membri appiattendosi acriticamente sulle idee e sulle ideuzze dei cosiddetti maestri (alcuni decisamente cattivi maestri) non hanno saputo affrancarsi da essi liberando sè stessi e la propria coscienza da talune teorie psicoanalitiche a dir poco asfittiche (talune perfino ridicole).
Tradendo dapprima sè stessi e poi la scienza nella quale esercitano la loro professione.
Spiace fare il grillo parlante ed è odioso alzare il ditino saccente ma queste cose vanno pur dette una volta per tutte.
Non bisognerebbe dimenticare in questo contesto che per “curare” la gravissima malattia mentale di un Hitler (*) che ha così ben interpretato, rappresentandola , la corrispondente diffusa psicopatologia di così tanti tedeschi è stata necessaria una guerra mondiale con milioni di morti e inenarrabili devastazioni.
Di un Hitler che in un paese civile sarebbe stato internato in un manicomio e pesantemente curato farmacologicamente.
(*)Per non parlare di Mussolini e dei vertici militari giapponesi.