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Coloro che intendono approfondire la conoscenza di sé e liberare il proprio Sé dalla orribile prigione nel quale è imprigionato e da lì riflette le sue sofferenze inconsce sulla vita dell’individuo e dei suoi affetti sappia che questo lavoro non è stato gratis e con ogni probabilità non lo sarà nemmeno il loro.
Il sistema psichico individuale è così fortemente strutturato dall’imprinting ostile, dalla iperrazionalità e dalle sue protesi e dalla pressione costante di un sistema più ampio da dover affrontare, durante un lavoro di questo tipo, potenti resistenze.
Che verso la fine del processo si somatizzeranno in una quantità di sintomi fisici, taluni dolorosi o taluni disturbanti.
Si ha la sensazione che verso quel punto si sia ad una stretta del tipo o il mio Sé ed io o il complesso di castrazione o quello che ne rimane.
Ma ciò che si acquisisce di conoscenza nel processo di liberazione del proprio Sé merita lo sforzo di quel processo.
Soprattutto per sé stessi.
Che poi quella acquisizione di conoscenza (sempre che venga capita) abbia importanza per la psicoanalisi e la conoscenza scientifica non spetta a me dirlo.
Io ho fatto ormai da tempo una scelta: Me ne fotto dei sintomi e della c.d. conoscenza consolidata (che è in realtà è fragilissima) e vado avanti comunque.