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Nella mitologia greca Tiresia,il cieco indovino, il cieco veggente , nel corso di una passeggiata vede due serpenti che si accoppiano e ne uccide la femmina.
E perciò da uomo diventa donna.
Dopo sette anni vedendo le stesa scena dei due serpenti ne uccide il maschio e ritorna ad essere uomo.
Come si sviluppa un processo di crescita nella coscienza , grazie a ciò che si riesce a a capire dai sogni , più o meno si sa.
Ma nulla sappiamo com’esso si sviluppi in una fase precedente e cioè nell’inconscio come fase preparatoria di quello sviluppo nella coscienza stessa.
Forse il mito di Tiresia può esserci di aiuto.
Interpretando quel mito parrebbe che "entri" dapprima nello inconscio (si presume a partire dal codice genetico ) il principio femminile e dopo sette anni anche il principio maschile.
Il che parrebbe suggerire un qualche presupposto per il fatto che le femmine raggiungono prima del maschio una certa maturità, anche sessuale.
Il buon Tiresia ,cieco veggente, è quello che sa tutto.
Prima.
Ed è perciò una bella rappresentazione dell'inconscio umano.
Viene da chiedersi a proposito di Tiresia come Sofocle nella sua tragedia, Edipo Re, potesse in altro modo rappresentare il legame di dipendenza patologico che lega la coscienza dell’adulto alla figura fantasmatica della propria madre.
Qual’è il rapporto più patologico che possa esistere tra un figlio e la madre ?.
Ovviamente è il rapporto incestuoso.
Il quale in Edipo Re, quell'altro rapporto esso pure patologico, rappresenta.
E cioè il rapporto di dipendenza della coscienza dell'adulto nei confronti della figura materna.
Rapporto di dipendenza , normale nei bambini, ma che si trasforma in patologico quando la coscienza dell'adulto non riesce a sviluppare un normale processo di crescita psichica.
E quel rapporto di dipendenza psichica diventa la stampella della coscienza, rimasta infantile a causa di quel mancato sviluppo che nella infanzia le è stato impedito.
Rendendo inoltre l'individuo cieco nei confronti di sè stesso.