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Tutto ciò che è descritto e raccontato in questo lavoro relativamente alla psiche umana era già scritto ed è ancora scritto, in forma simbolica, nei sogni ignorati di ciascuno, nei miti, nei tanti simboli e rappresentazioni religiose, nelle tante favole, in innumerevoli film e racconti, nelle opere d’arte, in tutto ciò che di simbolico, praticamente TUTTO, ha prodotto la mente umana a partire dai graffiti nelle caverne.

E’ tutto scritto e descritto là.

Per capire questa enorme mole di narrazioni simboliche, le quali raccontano, a loro modo, come funziona la malattia mentale diffusa, la salute mentale ed il suo equilibrio, il funzionamento stesso della psiche e sulle malattie somatiche da quelle malattie mentali derivanti era sufficiente, a qualsiasi essere umano di buona volontà, di sviluppare in sé stesso un buon livello di capacità intuitiva, di funzione intuizione, senza appiattirsi e lasciarsi fermare da teorie preconcette e preconfezionate.

Senza appiattirsi su alcuna teoria preconfezionata e lasciando libero il proprio cervello e la propria mente di seguire il flusso delle intuizioni spontanee (le interpretazioni intuitive, gli insight) che accompagnano i sogni superando le potenti resistenze proprio da quelle teorie psicoanalitiche generate.

E siccome, come suol dirsi "nessuno nasce imparato", l'acquisizione della conoscenza di sè è un lungo processo di progressivo avvicinamento, anche per prove ed errori, a quella conoscenza .

Processo nel quale ogni step , perfino ogni errore, è propedeutico all'avanzamento di quel processo.

Per dirla ancora più semplice è  come lo studente che non capisce bene ciò che c’è scritto nel romanzo "Moby Dick"*  in quanto non ha ancora ben imparato** la lingua inglese.

(*) Moby Dick è una vigorosa rappresentazione della lotta folle del complesso di castrazione (Acab), massimamente razionale, contro il suo stesso inconscio (Moby Dick).

Lotta e conflitto folle, sintomi di una malattia mentale estrema, eppure comune e diffusa, che porta, nel romanzo, alla rovina l'intero equipaggio della nave Pequod.

Ad eccezione di Ismaele che si salva aggrappandosi alla bara (simbolo della coscienza di sé) del suo amico Queequeg, anche lui travolto da quella follia.

E quell'equipaggio è una tragica metafora del genere umano accompagnato  verso la sua rovina  dalla sua cecità e  dalla sua stessa  patologia mentale.

 (**) Esattamente come me che per quanto riguarda l'apprendimento della lingua inglese, nel quale non sono mai riuscito, sono sempre stato un maledetto zuccone.

(scritto il 20/6/23)

 

 

 

 

 

 


 

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