13/4/09
Evoluzione darwiniana e formazione della personalità.
Nel corso di tempi talmente lunghi da essere inimmaginabili per la mente umana (milioni e milioni di anni) l’ambiente propone a ciascun animale delle varie specie viventi delle sfide.
La cui posta in gioco è la sopravvivenza non solo dell’individuo ma della intera specie.
Ed allora rispetto a quella sfida, che ben si può dire mortale, gli individui e le specie elaborano soluzioni.
Alcune non sono adeguate rispetto alla pressione che l’ambiente esercita su quell’individuo e su quella specie.
E l’individuo e la specie soccombono.
Altre sono più o meno adeguate a quell’ambiente e perciò si sviluppa un adattamento all’ambiente suscettibile di favorire la sopravvivenza .
Taluni soluzioni adattative saranno più efficaci rispetto al fine della sopravvivenza , altre lo saranno meno.
Le soluzioni più efficaci potranno dare origine ad una nuova specie e si avrà il fenomeno della speciazione.
Passiamo ora nel campo della psiche.
Nel corso della infanzia l’ambiente familiare costruisce nella coscienza del bambino un “ambiente mentale” a sua immagine.
Costruisce cioè una configurazione della coscienza , una struttura informativa che è immagine di quell’ambiente.
Un ambiente mentale che il più delle volte nega al bambino di riconoscere sé stesso e svilupparsi psichicamente secondo le indicazione del suo Sé.
Nel corso della adolescenza il bambino inconsapevolmente prova una serie di soluzioni adattative che concilino il suo bisogno di sopravvivenza con il suo restrittivo o addirittura ostile ambiente mentale.
Prova perciò delle soluzioni comportamentali finalizzate alla sopravvivenza.
In alcuni casi dopo anni e anni di tentativi l’adolescente, il giovane o l’adulto premuore o si suicida.
Egli ha sperimentato rispetto all’ostilità del suo ambiente mentale tutte le soluzioni adattative possibili tutte fallimentari e tutte inadeguate rispetto alla ferocia di quell’ambiente.
E l’unica soluzione possibile sarà perciò la morte.
In altri casi alcune soluzioni adattative sono possibili. Talune di esse implicheranno comportamenti nevrotici, altre comportamenti psicopatici o psicotici, altre ancora comportamenti apparentemente normali.
In ogni caso la personalità risultante di quell’individuo sarà l’unica personalità possibile nella condizione ambientale (nel senso di ambiente mentale) data.
Sarà l’unica soluzione adattativa possibile a quell’ambiente interiore.
L’unica soluzione che il sistema individuo (che è ben più complesso di ciò che chiamiamo individuo) è riuscito ad elaborare nella condizione data al fine della sopravvivenza.
Non perciò al fine della salubrità, non perciò al fine della salute, non perciò al fine della felicità, non perciò al fine del benessere.
Ma solo al fine della sopravvivenza e dell’equilibrio del sistema individuo.
Per quanto paradossale ciò possa apparire uno psicotico è un sistema in equilibrio esattamente come qualsiasi altro sistema definibile come “normale”.
Tenendo presente che esiste il sospetto che la condizione di normalità psichica non esista ed essa venga definita solo in relazione alla qualità dell’adattamento sociale dell’individuo (quale che sia il suo disadattamento rispetto a sé stesso).
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