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E' una delle più ipocrite delle tecniche castranti che tenta di limitare la libertà delle donne.
Mascherata per di più dal sepolcro imbiancato della difesa della vita del feto*.
Va interpretato in quanto è un divieto intriso di simbolismo.
E rappresenta in realtà il terrore che la coscienza, le coscienze, riescano a liberarsi (a sgravarsi) dal blocco castrante imposto dall’imprinting infantile.
E’ una delle tecniche castranti più sottili ed ipocrite che esistono in quando sfruttano i sentimenti più profondi della donna.
E’ una delle battaglie conservatrici che difendono in tutti i modi ogni status quo patologico contro ogni possibile mutamento.
Applicato agli unici esseri umani in grado di procreare così come solo le coscienze ,”fecondate dall’inconscio e dal Sé," sono in grado di fare per esprimere la creatività della vita.
La donna è sempre stata , proprio per il suo rappresentare la coscienza umana, il bersaglio privilegiato di ogni castrazione possibile .
E ciò ne ha fatto la vittima, essa e la coscienza, di ogni possibile repressione e limitazione di libertà.
Attraverso la liberazione della donna e delle coscienze umane passa la liberazione del Sé di ciascun essere umano, quale che sia il suo sesso.
(*) Agli ipocriti che lo impongono in realtà della vita del feto importa poco o nulla.
Importa molto invece limitare la libertà delle donne tenendole in una condizione di remissività a fronte del maschio.
Vita del feto che invece andrebbe salvaguardata in altri modi, per esempio con la prevenzione e l'educazione sessuale (che non a caso viene invece ostacolata) ed il sostegno, anche economico, alle donne stesse ed alla maternità.