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Ferma restante l’analisi marxista relativamente al capitalismo da rapina e ferma restando altresì la pia illusione marxista di un capitalismo che crolla sotto il peso delle sue stesse contraddizioni (in presenza di un capitalismo che ha sviluppato in sé potenti difese contro qualsiasi seppur lontanissima eventualità) che significa essere di sinistra (nelle sue diverse declinazioni: comunisti, socialisti, socialdemocratici e quant’altro) oggi?.
A fronte di una destra nelle sue diverse e potenti declinazioni reazionarie ed antidemocratiche (Putin, Trump, Erdogan, Xi Jinping, Emiri di varie estrazione, ecc. e dei loro patetici emuli locali in varie nazioni pur democratiche) essere di sinistra oggi significa o dovrebbe significare essere, senza sè e senza ma, dalla parte dei lavoratori, dei disoccupati ,dei giovani , dei pensionati, dei poveri e degli ultimi, dei migranti, dei più deboli, degli “scarti” (come significativamente li chiama Papa Francesco) nonché (ultima ma non ultima) della libertà, della democrazia e della pace.
O più semplicemente della umanità e della vita
“Cose” tutte che ogni capitalismo vorrebbe potere spazzare via, come fastidiosi ostacoli che si frappongono alla sua bulimica e folle bramosia di potere e di ricchezza.
Tutte “cose” che in varie nazioni, anche democratiche, hanno più volte, e nella storia recente, tentato di spazzare via o spazzato via o fortemente limitato grazie ad “opportuni” (sic) colpi di stato, bombe, uccisioni e rapimenti mirati.
Nonché, ed entriamo oggi in un campo di tecniche molto sofisticate, con forme di comunicazioni di massa e di comunicazione subliminali che costantemente irretiscono e fortemente condizionano e determinano le c.d. “libere” scelte elettorali delle masse e delle loro coscienze rimaste infantili.
E qui siamo ormai nella c.d. modernità.
(scritto il 24/6/23)