13/4/09
Sapere teorico e sapere pratico.
Risale ad Aristotele la fondamentale distinzione del sapere cioè della conoscenza in sapere teorico o sapienza e sapere pratico o saggezza.
Il primo dei due saperi si acquisisce sui libri leggendo , studiando ecc.
Il secondo si acquisisce tramite l’esperienza cioè sperimentando su di sé le evenienze dell’esistere.E questo a partire fin dalla nascita (se non addirittura anche prima).
Il sapere pratico, acquisito nel corso della esperienza infantile, è quello che struttura la configurazione della coscienza e che incide (nel bene come nel male) nel comportamento, nelle idee, nei sentimenti, ecc. dell’adulto.
E’ ciò che in altra sede ho definito imprinting infantile.
L’inutilità del sapere teorico nel modificare ciò che il sapere pratico (l’imprinting infantile) ha strutturato nel corso della infanzia è assolutamente evidente.
Uno può leggere, studiare, imparare e capire tutti i libri di psicoanalisi esistenti e non modificare di una virgola la propria condizione nevrotica.
In quanto per modificarla è necessario che un nuovo sapere pratico ampli la conoscenza della coscienza diluendo e modificando ciò che l’imprinting infantile ha strutturato.
Questo nuovo sapere pratico si può acquisire con le tecniche di analisi del profondo.
Lo strumento è il sogno, la parola , il dialogo, l’interpretazione, il transfert.
L’acquisizione di un nuovo sapere pratico da parte della coscienza del paziente corrisponde ad un ampliamento della esperienza.
Fornisce alla sua coscienza delle informazione su di sé che quella coscienza ignorava e che rielaborate nel quadro delle conoscenze pratiche fin lì acquisite mutano la coscienza stessa.
Come a dire che mutano la personalità, i sintomi, il sistema di percezione dei sentimenti e delle emozioni del paziente stesso.
Lunga è stata la formazione della coscienza nevrotica e dissociata della coscienza nell’infanzia.
Lunga, ma non altrettanto lunga, sarà l’acquisizione del nuovo imprinting che modifichi nella direzione del Sé la psiche del paziente.
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