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A. Sono, per gli esseri umani, i modelli di riferimento introiettati, dall’esterno, nell’inconscio e che diventano per tutta la vita i motori dell’azione, quasi mai adeguati, della coscienza nelle occasioni in cui ciò sarebbe necessario.
B. Sono per gli animali delle altre specie i modelli di riferimento inconsci, azionati dal patrimonio istintuale, a loro volta motori dell’azione della coscienza nei comportamenti istintuali.
Nel primo caso la figura materna e quella paterna assumeranno i ruoli di pattern inconsci per il principio femminile e per il principio maschile.
Ed i tratti caratteriali di queste figure diventeranno a loro volta pattern comportamentali per i figli.
E tutti questi pattern si imprimeranno nel loro inconscio e diventeranno per tutta la loro vita i motori, attraverso la coscienza, dei loro comportamenti.
Verso, e più spesso, contro sé stessi, verso, e più spesso contro, il loro Sé, verso, e più spesso contro, le loro funzioni inferiori, verso e più spesso a favore (ma non sempre) delle loro funzioni superiori.
E l’imprinting infantile è servito.
A meno che…
E qui entra in gioco la terapia analitica e, se necessario, l’autoanalisi, il processo di crescita psichica, l’ampliamento della esperienza (snodo e motore potente di quel processo nel quale si percepisce, erroneamente, ciò che si può definire la mano del destino e che è invece la spinta pulsionale ed induttiva del proprio stesso inconscio che si rivivifica) e tutto ciò che in questo lavoro è descritto.
Terapia e cura psichica la cui medicina sono e saranno sempre i sogni e i loro significati intuitivi.
Le cui parole, la cui lingua è il linguaggio, i linguaggi simbolici.
E quei pattern malati dell’inconscio e della coscienza, assunti inevitabilmente a causa di quell’imprinting, lentamente si trasformeranno in ciò che è sinteticamente descritto nel punto B.
E si capirà allora il senso profondo del detto: “Cura tè stesso, cura il tuo Sé ferito, cura la tua coscienza malata”.
(scritto il 28/6/23)