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La divaricazione tra le informazioni sul falso sè "donate"(sic!) dall'imprinting infantile alla coscienza infantile e le informazioni/significati genetiche che dovrebbero invece definire l'immagine del proprio Sè nella stessa coscienza segna la distanza tra salute mentale e patologia mentale.
Tanto più è grande quella divaricazione (e non c'è limite ad essa) tanto più grave sarà quella patologia e tanto più gravi i suoi effetti sulla salute, anche fisica , dell'individuo.
Poco importa se quella patologia mentale ed i suoi effetti sulle patologie fisiche traspariranno alla coscienza ed alla realtà sensibile subito dopo la nascita, nella età infantile o nella età adulta o avanzata.
Quel meccanismo ad orologeria che è la coscienza, nella sua difesa strenua e folle, della sua condizione patologica prima o dopo sortirà il suo effetto, sotto la pressione continua dei bisogni dell’inconscio e del codice genetico di realizzare il proprio progetto di crescita psichica.
Progetto che è genetico (come del resto il progetto di crescita fisica) ma è anche e soprattutto evoluzionistico in quanto esso fa parte di un disegno della Natura che prosegue da milioni di anni e che essa ineluttabilmente persegue , pur nelle tante variazioni che l’ambiente impone.
La storia clinica delle patologie del vivente sono la rappresentazione, nella sua carne e nei suoi comportamenti, dei significati del suo processo di crescita psichica negato.
Essa non è la storia della sua vita ma bensì la storia, simbolizzata nelle sue patologie ( fisiche o mentali che siano), del suo Sè martirizzato.