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Omero descrive nella Iliade e poi nella Odissea un suo virtuale , immaginario e simbolico  processo di crescita psichica.

Nulla di diverso, secoli e secoli prima, di ciò che fa Dante Alighieri con la sua Divina Commedia .

Occorre comprendere ciò che la creatività del poeta, dello scrittore e di ogni altro creativo produce, nei suoi intricati simbolismi, per giungere alla unicità del Sè.

Unico in quanto genetico e di specie, unico in quanto individuale e singolare.

Siamo tutti l'uno diversi dagli altri in quanto ciascuno è unico ed in quanto siamo tutti, nella radice, uguali.

Nell'Iliade viene rappresentata (quindi non "descritta") la lotta contro la coscienza dissociata ed il complesso di castrazione (Troia) che tengono prigioniera la coscienza del Sè (Elena).

Ed una volta liberatala da quell'incubo inizia il lungo e periglioso viaggio del Sè (Ulisse-Nessuno-Odisseo) verso la coscienza (Itaca e Penelope) del suo Sè.

E lì un altro conflitto lo attende .

La lotta per liberare la sua casa, la sua coscienza dalle protesi del falso sè (I Proci/i Porci).

Ed infine Penelope lo accoglie nel suo letto, un grande tronco spianato di ulivo, con le sue profonde radici immerse profondamente nella Terra.