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Avevo letto quasi tutto di Borges moltissimi anni fa.
E ne avevo tratto la convinzione di un grandissimo scrittore visionario .
Rileggendolo ora, con la testa di ora, ne scopro l'incredibile profondità.
Borges, di potente ispirazione creativa, ha fatto della intuizione spontanea il suo attrezzo creativo.
E i suoi contenuti istintuali inconsci hanno trovato nella sua scrittura il mezzo per affiorare in abbondanza, direi a cascata, alla coscienza ed alla realtà.
Forse senza capirne a fondo i significati da egli stesso espressi.
Di alcuni suoi aforismi ho compreso il senso.
Rileggendo il primo racconto dell'Aleph ho capito che leggendo i successivi mi toccherebbe interpretare e scrivere dei racconti di Borges per altri 20 anni.
E non ho né tempo né voglia di farlo.
Se lo fa qualcuno di buona consapevolezza ci regalerà di Borges una realtà molto più ricca di quella che lui ci ha donato.
Detto questo sottolineo del secondo racconto ,”La morte” una sola frase che mi ha colpito .
"Otalora (entrando in casa del suo padrone che egli vorrebbe spossessare) osserva: "Di non avere mai visto un ingresso sul quale s'aprano porte".
Cosa vuol rappresentare Otalora/Borges con quella osservazione se non di una coscienza dissociata che impedisce l'accesso dei contenuti del Se?.
Un ingresso che non abbia porte impedisce ogni ingresso!!.
Il racconto, come ogni risultato della ispirazione spontanea, è una rappresentazione simbolica di un processo di crescita nel quale il Sè (Otalora)il servo, spossessa il suo capo/coscienza castrante (Bandiera) e ne possiede la donna (la coscienza del Sè) e quindi egli (simbolo del Sè che ha realizzato il suo destino genetico) muore.
Ma leggere tutto ciò nella narrazione di Borges è tutto un'altro leggere, è tutta un'altra emozione.!.
Non c'è nulla da dire: La classe non è acqua!.