Tempo fa ho conosciuto una persona che affermava di poter parlare con i morti.
Era una donna colta, intelligente , in assoluta buona fede.
Non esercitava, come taluni imbroglioni fanno, un mestiere a scopo di lucro per sfruttare la credulità popolare ma si prestava, allo scopo di consolare persone afflitte dalla più o meno recente scomparsa di persone care , a “parlare con i loro morti”.
La cosa stupefacente, e che rendeva credibile a lei ed ai suoi interlocutori la veridicità del suo “potere” , era il fatto che la donna in questione riferiva particolari della vita del defunto a lei non noti e noti solo all’interlocutore (che spesso li aveva completamente dimenticati oppure memorizzati inconsapevolmente).
Esistono molte forme di delirio e coloro che le manifestano ritengono in assoluta buona fede di esporre argomenti e fatti assolutamente veritieri.
Nella categoria del delirio (o delle idee di riferimento) rientrano i casi delle persone che ritengono di “parlare con i morti”.
Ma questo “potere” va comunque indagato:Per ciò che significa e per il modo in cui si manifesta.
Occorre premettere che esistono tra gli esseri umani forme di comunicazione subliminale (e la telepatia è una di queste) attraverso le quali informazioni inconsce all’interlocutore vengono altrettanto inconsciamente trasmesse all’altro.
Esistono delle persone che hanno particolarmente sviluppata la capacità di percepire (anche se loro non se ne rendono conto) informazioni tratte dalla psiche dell’altro. E queste persone perciò riferiscono queste informazioni ritenendo in assoluta buona fede di ricevere queste informazioni dalle “voci dei morti”.
I morti sono quei poveri resti nelle tombe dei cimiteri.
Ma essi rappresentano ben altro.
Rappresentano per molti i contenuti del loro inconscio.
E di prendere coscienza di questi contenuti costoro hanno un così disperato bisogno da continuamente evocarli e di essere portati a credere ciecamente in coloro che dicono di potere parlare con i loro morti.
Costoro in realtà in qualche modo percepiscono informazioni dalla psiche dell’interlocutore e le riferiscono all’interlocutore stesso che non può che certificarne la veridicità.
“Si è vero il babbo diceva sempre così ! Si è vero una volta è accaduto alla mamma ciò che mi stai riferendo !, ecc.”.
Ai “morti” cioè ai contenuti dell’inconscio si attribuiscono (e con fondamento) proprietà benefiche, proprietà terapeutiche, proprietà salvifiche .
I “morti” attraverso la voce di coloro che “parlano con i morti” rassicurano, confortano, beneaugurano, ecc.
Anche la psicoanalisi “parla con i morti”. “Parla” cioè con i contenuti dell’inconscio aiutando il paziente a portarli alla coscienza (consapevolmente o meno) e aiutandolo così a crescere psichicamente.
Ed il paziente scopre che i contenuti del suo inconscio hanno proprietà benefiche, proprietà terapeutiche, proprietà salvifiche .
Esattamente le stesse proprietà che si attribuiscono , erroneamente e per ignoranza di sé, ai propri morti.