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La coscienza (quella parte del cervello neuronale che gestisce questa funzione) è sostanzialmente una specie di spugna.

Qualsiasi cosa gli passa davanti, qualunque cosa ciò sia, la coscienza ne assorbe immediatamente  il succo, l'essenza, il senso, il significato.

La coscienza infantile e la coscienza dissociata dell'adulto non hanno alcun senso critico nè alcuna capacità di valutare se ciò che essa "porta dentro di sè", le informazioni assunte dalle esperienze vissute, "siano bene o siano male".

Siano cioè arricchenti o patogeniche.

Questa capacità di discernimento, ovviamente inconscia, attiene invece alla capacità della coscienza che abbia integrato in sé tutte le informazioni che definiscono in essa l'immagine del proprio Sè, le informazioni genetiche che definiscono la reale natura dell’individuo, le informazioni genetiche così come si sono formate nel corso della evoluzione di specie.

La quale coscienza istintivamente chiude l'accesso a sè stessa alle c.d. informazioni di realtà, di natura dissociante.

La capacità, che è proprio dell'ego, di distinguere tra le informazioni quelle  che sono "bene" o quelle sono  "male" (le informazioni di realtà dissocianti)  è capacità solo di quella funzione e tale capacità discrezionale è  ininfluente relativamente al rapporto con la coscienza.

La coscienza infantile, cui l'ambito parentale abbia impedito l'attivazione in essa del processo di crescita psichica, è una piccola coscienza  esposta ad ogni bufera ed ad ogni  maleficio.

Assorbe, la coscienza infantile, tutto da quell'ambito e perciò per esempio genitori dissociati da sè non possono che formare figli dissociati da sè.

Se quest'ambito fornisce a quei figli modelli efficaci il loro adattamento secondario si strutturerà in modo efficace per compensare in qualche modo, nel modo in cui ciò è possibile, quella iniziale disgrazia.

Ciò non potrà però  impedire che prima o dopo essa manifesti  la sua esistenza in quell'inconscio ed in quella coscienza in una qualche forma di patologia mentale o fisica.

Oppure che in qualche evento della loro vita si renda manifesto uno o più  grandi dolori, significativi portatori del grande dolore inconscio  che quell'iniziale blocco psichico ha impresso nell'inconscio dei figli.

(scritto il 18/7/23)

 

 

 

 

 

 


 

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