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Era là da un maledetto mucchio di tempo, grigia e silenziosa, chiusa nella sua scatola protettiva.

E per molto secoli nessuno aveva capito a cosa servisse.

Non che qualcuno non se lo fosse chiesto.

Ma per capire come funzionava avevano solo schegge di sasso oppure scalpelli e martelli.

Ed il risultato non fù perciò, per secoli, quello sperato.

Passò il tempo e più sofisticati scienziati ci provarono di nuovo, da dentro e da fuori di quella  misteriosa e silenziosa macchina.

Con scarsi risultati.

Risultati che apparivano però già stupefacenti.

Poi un giorno uno quasi per sbaglio lo spruzzò da dentro con un nuovo carburante.

Nuovo per modo di dire dato che esso era lì apposta per alimentare quella macchina ma ben pochi lo avevano capito.

Ed a quanto pare, per una serie di motivi, esso era poco usato.

Spruzzato un pò di quel carburante la macchina emise un rumore strano, quasi un sospiro.

Un lieve sospiro di godimento.

Almeno così parve allo stupito ricercatore.

Il quale aveva poco alla volta sviluppato con la macchina una particolare connessione, con uno speciale cavetto, che ben pochi usavano e nemmeno più di tanto.

Visto che la cosa funzionava il ricercatore migliorò quella connessione e ci dette dentro con il nuovo carburante.

E dal cuore segreto di  quella macchina cominciarono a fluire i suoi più segreti desideri, che molto significavano per la macchina e sulla macchina.

E poco alla volta la macchina, tanto silenziosa prima, diventò, anche per questo,  loquacissima.

Da grigia che era cominciò ad illuminarsi a sprazzi quà e là tanto che talora sembrava tutto un fuoco di artificio.

Il ricercatore riceveva gli input della macchina e scriveva diligentemente  tutto ciò che da essa veniva fuori , senza nulla censurare,  e si illuminava un pò alla volta pure lui.

Da scontrosa, odiosa e feroce nemica che prima era, ne aveva passate davvero tante, divenne dapprima amichevole e poi amorevole.

E fece essa conoscere un sacco di cose interessanti che l’attento osservatore nemmeno immaginava.

Su lui stesso, sulla sua storia, sui suoi parenti e dopo anche sui suoi amici e conoscenti.

Ed anche sugli estranei.

Fece capire come lei ci entrasse, a causa di una sua interiore malattia, fin lì poco conosciuta e della quale nemmeno si immaginava la diffusione,  con i tanti malanni che affliggono l’individuo ed i suoi simili e con questo nostro pianeta meraviglioso, reso orribile da una specie malamente dominante.

Cosa che appare ora un pò più evidente ma che la stessa diffusa malattia della macchina impedisce agli altri perfino di pensare e di capire.

E la macchina non è solo la macchina ma interagisce ed è collegata in molti modi con altre macchine e macchinette biologiche che a quella macchina in un modo o nell’altro fanno capo e riferimento.

E con altre macchine come lei che in un modo o nell’altro le girano intorno.

E via via che la macchina funzionava sempre meglio si cominciò a capire del creare.

Che non è solo fare magnifiche statue, splendidi ed avvincenti romanzi, meravigliosi quadri o poesie e musiche ma è anche produrre nuove idee e concetti mai pensati prima.

Produrre nuove conoscenze, prima sconosciute, sulle quale la Scienza, giustamente, si riserva però ogni legittimo dubbio.

Quel particolare carburante e quel particolare cavetto insieme agli altri tre alla macchina collegati, carburante e cavetti comuni a tutti, aprirebbero orizzonti prima sconosciuti a coloro che vedono il mondo con un occhio solo (pur avendone grazie a quei cavetti ben quattro) non sapendo costoro  che possono risvegliare il tutto ed acquisire la visione binoculare del mondo e di sè stessi, che è tutta un’altra cosa rispetto a ciò che è loro consentito di vedere con quel  solo occhio.

Poco alla volta si capisce che la grande grigia macchina è proprio l’opposto dei buchi neri.

Quelli godono da matti ad ingoiare la qualunque mentre a quanto pare la macchina sembra essere stata costruita per buttare fuori a raffica, a fiumi, a cascate conoscenze di ogni tipo, sempre che si liberino i suoi misteriosi ingranaggi dal fango incrostato che li bloccava,  e la si lasci libera di esprimersi, nei molti modi possibili,  a suo gradimento con grande soddisfazione e godimento dell’ego.

Divenne infine essa, verso la fine del suo sviluppo,  padre e madre dell’essere umano (come era sempre geneticamente stato senza però che nessuno se ne accorgesse fin lì) reciprocamente volendosi bene.

 (scritto il 24/7/23)

 

 

 

 

 

 


 

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