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L’Universo apparente, per come appare ai nostri sensi ed alla nostra capacità di comprenderlo, è rappresentazione simbolica della cosa in sé.

La quale altro non è che l’Universo reale della materia elementare, l’Universo quantistico.

Nel quale circolano (e vengono elaborate) le informazioni prodotte dai mutamenti quantici di quella materia.

Da tali elaborazioni, di immensa complessità, è possibile nasca talora la vita (nelle condizioni ambientali opportune, esse pure frutto di quella elaborazione quantistica) nonchè la coscienza.

La quale, a quegli Universi cerca di dare comprensione e conoscenza.

Grazie ai linguaggi che di quel mare,  pressoché infinito di informazioni,  sono rappresentazione.

Il cervello solo razionale si è rappresentato nelle forme possibili il solo Universo apparente.

Mentre il cervello intuitivo si rappresenta, come può, l’Universo quantistico.

Il complesso di castrazione, espresso dalla solo funzione razionale, ha trovato e realizzato il modo, a causa del suo odio verso la vita, di distruggere più volte sia l’ambiente sia la vita che esso ospita.

L’Universo quantistico, peraltro, è sempre.

Ed il folle sforzo della intelligenza solo razionale di distruggere la vita è uno sforzo assolutamente realizzabile ma illusorio.

In quanto quell’Universo quantistico è in grado di creare ambienti in grado di ospitare nuove forme vita e di coscienze in qualsiasi punto di quell’Universo.

E, per quanto ne possiamo sapere, forse lo ha già fatto più volte.

A causa di ciò l’eventuale distruzione della vita in un solo pianeta è, per quell’Universo, evento assolutamente insignificante.

Gli abitanti del Pianeta Terra, per i quali in gran parte la coscienza  non è riuscita ad evolversi secondo il suo progetto genetico, rimangono aggrappati ad una coscienza “infantile”.

Il cui sviluppo parrebbe essere rimasto bloccato forse all’età della pietra.

Essa continuerà ad odiare la vita , della quale poco o nulla comprende , a causa del terrore  di ciò che essa è e da ciò che avrebbe potuto essere.

Nonché dalla conseguente inanità del loro stesso ego, incapace di assumersi la responsabilità di sè stesso e della sua stessa vita.

 


 

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