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Il flusso spontaneo di intuizioni che accompagna il processo di crescita psichica e la presa di coscienza di sé è appunto una funzione SPONTANEA della coscienza grazie alla quale i contenuti significativi dell’inconscio vengono trasformati (grazie alla funzione intuizione) in significati del proprio Sé.
In pratica in informazioni che informano e definiscono nella coscienza il corretto e salutare funzionamento della psiche e dell’individuo.
A voler definire ciò, con un esempio, pur lontanissimo, si legga “Ulisse” di James Joyce (oppure, per chi ci riesce, “Finnegans Wake”) che descrive un lunghissimo e pressoché incomprensibile flusso di coscienza di quell’autore.
Un ininterrotto, lunghissimo deliro mentale trascritto in forma letteraria.
Se correttamente interpretato si scoprirà che esso è la trascrizione letteraria del personale processo di crescita dell’autore espresso in una forma simbolica difficilmente comprensibile.
Del resto tutti facciamo sempre la stessa cosa.
Con le nostre azioni, con i nostri scritti, con tutto ciò che facciamo, nel bene e nel male, con tutto ciò che diciamo, ecc. descriviamo SEMPRE in forma simbolica noi stessi.
Il “noi stesso” apparente ed il “noi stessi” segreto (a noi stessi ed agli altri).
Apposta esiste la psicoanalisi.
La quale di quel tutto cerca e trova il senso, il significato, per restituirlo, grazie al controtransfert, ad una coscienza la quale è capace di esprimerlo SOLO in forme simboliche lontane o lontanissime.
E, a causa di ciò, soffre della sua condizione dissociativa.
J. Joyce scrittore emerito, avrebbe potuto interrompere quel suo flusso di coscienza e non scrivere Ulysses ?.
Se avesse bloccato il flusso della sua ispirazione creativa, il cui frutto è così apprezzato nella letteratura, sarebbe caduto in una forma di feroce depressione (come accade ad ogni creativo la cui coscienza di colpo blocca l’ispirazione creativa).
L’intuizione spontanea nel processo di crescita psichica e nella coscienza di sé continua a fare invece il suo lavoro.
Benefico, salutare e creativo.
Esprime concetti in forma di “verità rivelata” (che sono tali SOLO per chi le ha prodotte).
Le produce nella forma di nuovi concetti scientifici dei quali non si conosce la fondatezza né, in molti casi, è possibile verificarla.
Che si fa allora ?.
Li si abbandona etichettandoli come delirio della mente malata o si cerca di partire da essi per sviluppare nei modi possibili ulteriore conoscenza scientifica?.
Tutta questa “mappazza” per far capire ciò che scriverò nel seguito.