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C'era una volta, moltissimi anni fa, un postino che viveva con la sua famigliola in un modesto appartamento nella estrema periferia di una grande città.
Si sa, all'epoca tantissimo tempo fa, i postini non guadagnavano granchè.
Ed il nostro non faceva eccezione.
Svolgeva il suo lavoro in uno tra i più poveri quartieri di quella città.
Ed aiutava come poteva quella povera gente, spesso analfabeta.
Leggeva ad una madre la sgrammaticata lettera del figlio emigrato in lontani paesi, aiutava quell'altra a ritirare il piccolo pacco di indumenti e modesti regali che arrivava là da posti lontani dal nome impronunciabile.
In cambio riceveva come ringraziamento un sorso di vino quà, un pezzo di buon pane là.
Viveva pochi metri più in là, nella stessa strada di periferia dove viveva il nostro, un altro postino.
Il quale però con la sua famiglia viveva in una specie di palazzetto a due piani.
E possedeva, cosa rarissima all'epoca, una automobile.
Era allora il tempo in cui i ragazzini del quartiere potevano giocare per strada dato che il passaggio di un'auto o di un camion era evento perfino sorprendente.
E quando il postino aveva finito il suo giro di posta nel povero quartiere, magari talvolta leggermente brillo, lo attendeva a casa il tormentone della moglie che si lamentava del magro stipendio non potendosi dare ragione del ben diverso sistema di vita di quell'altro vicino postino.
Postino esso pure, si badi bene.
Il buon uomo, cui la leggera euforia alcolica era di colpo passata, taceva contrito mentre consumava la sua modesta cena.
E passavano così i mesi della calda estate e quelli del tiepido inverno.
Ed un giorno i poliziotti fanno irruzione in un cesso dell'ufficio postale centrale ed arrestano quel postino benestante il quale si arricchiva sottraendo dalle buste provenienti dagli Stati Uniti dagli italiani là emigrati le povere banconote, un dollaro, cinque dollari, che faticosamente quei lontani emigranti spedivano alle loro povere famiglie rimaste in Italia.
E buttava nel cesso le buste e le lettere, così violate, che quelle famiglie ansiosamente aspettavano.
Quel giorno il postino povero tornò a casa finalmente a cuor leggero.
Zittì di brutto la moglie spiegandogli l’inghippo accaduto e si godette la sua povera cena con un mezzo sorriso enigmatico sulle labbra.
(scritto il 28/7/23)