Molti, moltissimi individui non si rendono conto che a causa delle loro coscienza dissociate sono come vascelli fantasmi che vagano senza meta nelle nebbie dell’incoscienza.
Credono di sapere e non sanno, credono di vedere e sono ciechi.
Non conoscono il senso della realtà nella quale vivono né il senso della loro interiore realtà.
Come tanti Enea trasportano faticosamente non sulla loro schiena ma nella loro coscienza i cadaveri fantasmatici di ciò che il loro ambiente familiare infantile ha loro inculcato.
Da genitori incolpevoli che a loro volta nelle loro coscienze hanno ricevuto nella loro infanzia gli stessi cadaveri.
Che affibbiano, eredità non gradita e non richiesta, ai loro figli.
E si potrebbe risalire così generazione dopo generazione.
Perciò le coscienze di taluni uomini d’oggi sono come cimiteri nei quali più generazioni di cadaveri putrescenti ammorbano la loro vita.
Taluni di questi uomini sentono il peso e piegano la schiena come Enea sotto il peso del padre Anchise.
Alcuni chiamano tutto ciò “tradizione” .
Perfino la psicoanalisi , la assolutamente benemerita psicoanalisi che pure ha indicato la strada, non riesce a liberarsi dai propri cadaveri putrescenti.
Spesso su quella strada fa pochissimi passi incerti ed è cieca davanti alla grande prospettiva che pur le si apre davanti.
Nel mare delle nebbie uomini e donne fantasmi divorano con inconsapevole crudeltà la loro vita e la vita nel pianeta sospinti ciecamente dai miasmi autodistruttivi delle loro coscienze-cimiteri.
Le coscienze–cimitero operano ciecamente per ridurre a cimitero l’intero pianeta per potere in tal modo rispecchiarsi in esso ed in esso riconoscersi.
Non comprendendo che molto prima che si giunga a ciò non ci sarà più nulla su cui rispecchiarsi e più nessuno che possa rispecchiarsi