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La coscienza percettiva raccoglie fedelmente le informazioni dalla realtà sensibile il che la rende specchio fedele di quella realtà (al netto delle distorsioni che in essa introducono le proiezioni inconsce).
L’inconscio ,a sua volta , è specchio fedele della condizione psichica della coscienza, grazie alle “radici” che in esso “nutrono” quelle strutture e quei costrutti (quali che essi siano).
Le quali “radici” perciò di esse sono specchio rovesciato, riflesso fedele.
Se fosse fondata l’ipotesi quì formulata, secondo la quale ciò che chiamiamo “inconscio” è l’insieme della materia elementare (atomi e molecole complesse) della quale è costituito l’organismo dell’individuo, quella materia ed in particolare la condizione quantica dei suoi elettroni o di parte di essi sarebbero il linguaggio profondo che definisce fedelmente ciò che abbiamo fin qui chiamato “i componenti istintuali dell’inconscio”.
Il panorama quantico di quegli elettroni, energizzati dalla condizione dissociativa dell’individuo, sarebbe da una parte lo specchio quantico delle informazioni genetiche che dovrebbero presiedere allo sviluppo psichico (il più delle volte negato e castrato) dell’individuo.
E dall’altra parte, quel panorama quantico, si rifletterebbe volta a volta nei sogni dell’individuo stesso, in una lunga (e di solito ignorata) narrazione simbolica la quale utilizza, volta a volta, nei sogni stessi, come simboli rappresentativi di segmenti di quel panorama quantico, i contenuti mnestici della coscienza dell’individuo.
Quel panorama quantico sarebbe perciò lo specchio fedele, in termini di informazioni espresse in quel linguaggio che gli è proprio, delle informazioni di quella parte del codice genetico preposto (vanamente purtroppo!) alla crescita psichica dell’individuo ed, insieme, il veicolo di trasporto (e di ristagno) di quelle informazioni genetiche il cui accesso alla coscienza è negato.
(*) In termini più semplici sia i mutamenti quantici degli elettroni della materia elementare degli organi sia i sogni e di simboli onirici emulerebbero “semplicemente”, in modo apparentemente eterodosso, il meccanismo di replicazione di una parte del Dna al fine di portare le informazioni relative alla crescita psichica alla coscienza dell’individuo.
Nel Rosarium philosophorum lo stesso processo è rappresentato , in modo diciamo più ruspante, con il Sé (il Re) che si scopa la coscienza del Sé (la Regina) ed in essa trasferisce i suoi geni (psichici).