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Per aiutare la donna a sopravvivere al suo stesso complesso di castrazione, che la spinge ineluttabilmente tra le braccia del suo potenziale carnefice,  occorre prima di tutto proteggerla da sé stessa.

Proteggerla tra le mura delle case protette dapprima e convincerla poi a difendersi facendosi aiutare a superare il proprio complesso di castrazione, distruttivo ed autodistruttivo, che la sospinge, come si diceva ineluttabilmente ed inconsapevolmente, tra le braccia del suo carnefice.

Quel complesso di castrazione, che la sospinge verso l'autodistruzione, si ammanta di un amore tossico che lo rende irresistibile.

Ed inconsapevolmente induce verso l’autodistruzione.

E a questa forza autodistruttiva che la sospinge occorre porre il rimedio della terapia.

Per quanto possa apparire paradossale , crudele o inopportuno in questi casi ci sono tutti gli estremi psichici per ordinare alla donna un TSO, letteralmente salvavita , finalizzato alla terapia analitica oltre che, ovviamente, al suo uomo, potenziale omicida.

La violenza domestica, verso la donna e verso i figli, è il sintomo più potente e rivelatore del percorso omicidiario dell'uomo verso la donna e del percorso autodistruttivo della donna che attira inconsapevolmente quel delitto verso di sé sulla spinta del proprio complesso di castrazione autodistruttivo.

Tutto ciò non va assolutamente sottovalutato

 

 

 

 


 

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