Scotta, cazzare, cartaio, candelabri, mezzo marinaio, ecc.

Ma di cosa stiamo parlando ?.

Nell’essere umano il linguaggio, qualsiasi linguaggio ha insieme la funzione di includere (tutti coloro che parlano quel linguaggio ) ed insieme di escludere (tutti coloro che quel linguaggio non parlano.

Ogni linguaggio porta con sé questa condizione ineludibile.

Perfino il linguaggio onirico ed in genere i linguaggi fortemente simbolici rivestono questa doppia contraddittoria funzione, quella cioè di far includere i contenuti dell’inconscio nella coscienza (in quelle coscienze che intuitivamente comprendono i contenuti latenti di quel linguaggio) e nello stesso tempo di alienare da sé coloro che questo linguaggio non comprendono.

Noi sappiamo , ed è l’unica cosa certa, che gli animali con S.N.C. evoluto sognano.

Lo sappiamo in quanto abbiamo osservato i movimenti R.E.M. dei loro globi oculari.

Non sappiamo perché sognino e a che scopo.

Sappiamo però che non è e non può essere questa una funzione inutile o ridondante (natura orror vacui).

Sappiamo per altra via che i sogni sono portatori di significati i quali costruiscono nella coscienza del sognatore l’immagine di sé, l’immagine del suo Sé.

Sappiamo che per comprendere il significato veicolato dal linguaggio simbolico dei sogni è indispensabile avere sviluppato una certa capacità intuitiva, cioè la funzione intuizione della coscienza.

E possiamo sviluppare una congettura.

Possiamo pensare che le coscienze degli animali con S.N.C. sviluppato siano dotati geneticamente di una loro capacità intuitiva e che grazie ad essa , inconsapevolmente , integrino nel corso della infanzia in quella coscienza la immagine del proprio Sé.

Diventino cioè (scusate l’apparente ossimoro) coscienti di sé benché del tutto inconsapevolmente.

E possiamo congetturare, seppure con un certo fondamento, che senza questa capacità di integrazione della coscienza animale l’animale stesso non potrebbe sopravvivere al suo ambiente naturale.

Sappiamo che le varie specie animali non hanno un linguaggio evoluto o hanno linguaggi estremamente primitivi.

Perfino negli animali cosiddetti sociali che vivono in gruppi sociali e che hanno loro gerarchie.

Solo nella specie umana esiste un linguaggio estremamente articolato ed estremamente complesso.

Un linguaggio razionale che serve per includere (l’ambiente sociale ed il suo sistema di relazioni) ma che nel contempo rende impossibile di per  se la comprensione dei linguaggi simbolici (cioè li esclude).

Sembrerebbe quindi che se il prezzo da pagare per la conquista della postura eretta sia il mal di schiena l’altro prezzo da pagare per la conquista del linguaggio umano sia la dissociazione da sé.

I vari e diversissimi linguaggi parentali che tendono ad impedire in qualche modo la crescita psichica dell’individuo (cioè la possibilità della integrazione del suo Sé nella coscienza) non hanno fatto altro che adeguarsi a questa (non ineluttabile) prescrizione consentendo lo sviluppo del linguaggio razionale e inibendo nello stesso tempo la capacità intuitiva (che si dovrebbe presumere essere innata cioè genetica nella coscienza del bambino), unica funzione in grado di assolvere al fondamentale compito della crescita psichica.

L’uomo però, diversamente dagli altri animali, è in grado di sopravvivere anche in una condizione di dissociazione da sé.

Pagando anche in questo caso i suoi prezzi (e qui non serve consultare manuali di psichiatria o il DSM-IV basta guardarsi intorno.).

 

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