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(Raccontato nell'ottavo libro delle Metamorfosi di Ovidio)

Fonte Wikipedia.

 

“Un giorno Zeus ed Ermes, vagando attraverso la Frigia con sembianze umane, cercarono ospitalità nelle case vicine. I soli che li accolsero furono Filemone e Bauci, una coppia di anziani. «Bussando a mille porte, domandavano ovunque ospitalità e ovunque si negava loro l'accoglienza. Una sola casa offrì asilo: era una capanna, costruita con canne e fango. Qui, Filemone e Bauci, uniti in casto matrimonio, vedevano passare i loro giorni belli, invecchiare insieme sopportando la povertà, resa più dolce e più leggera dal loro tenero legame»

La coppia si offrì di lavare i piedi ai viaggiatori, e diede poi loro da mangiare un pranzo campestre: olive, corniole, radicchio e latte cagliato. Quando però versavano il vino, questo non finiva mai, per cui iniziarono a sospettare della finta identità della divinità. Volevano sacrificare la loro unica oca, ma l'animale aveva intuito che erano dei e andò a nascondersi tra le loro gambe.

 Dopo il pranzo gli Dei si palesarono e Bauci e Filemone furono condotti sopra un'alta montagna vicina alla capanna e venne loro comandato di guardare all'indietro: mentre Zeus scatenava la propria ira contro i Frigi, videro tutto il borgo sommerso e distrutto tranne la loro povera capanna che venne trasformata in un tempio maestoso. Zeus si offrì di esaudire qualunque loro desiderio. Filemone e Bauci chiesero solo di diventare sacerdoti del tempio di Zeus e di poter morire insieme. Dopo aver vissuto ancora molti anni, i due coniugi furono trasformati in alberi: Filemone in una quercia e la moglie in un tiglio, uniti per il tronco. Questa meraviglia vegetale, che si ergeva di fronte al tempio, fu venerata per secoli.

I nomi di Filemone e di Bauci sono passati in proverbio per indicare due vecchi sposi che in passato hanno trascorso i loro giorni in un amore reciproco, e ne conservano vivo il sentimento.”

 

Il mito di Filemone e Bauci può considerarsi un sequel del Rosarium Philosophorum: La lunga vita vissuta in amore e gioia dai due sposi (dopo la congiunzione psichica, rappresentata nel Rosarium, del Sè e della coscienza del Sé).

Dei quali, del Sè e della coscienza del Se, i due sposi sono appunto altra, diversa ed umanissima rappresentazione simbolica.

Osservo per inciso che Filemone è stato descritto nei suoi libri, in particolare nel suo "Libro Rosso, il Liber Novus" da C. G. Jung, come il suo spirito guida.

Intendendo presumo, fuor di metafora e di simbolismo, che il suo spirito guida rappresentasse in realtà il suo Sè genetico rappresentatosi, simbolicamente appunto, in Filemone.

Il mito celebra tra l'altro il valore, oltre che dell’amore profondo tra esseri umani, dell’ospitalità, della generosità e della compassione.

Sentimenti che gran parte della specie umana, a causa della sua condizione psichica, sembra avere completamente smarriti.

                           .                                              (scritto il 02/6/24)

 

 

 

 

 

 


 

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