La coscienza (umana od animale che sia) è una macchina indifferente.
Verrebbe da aggiungere: indifferente come Dio (ammesso che la congettura che dice che esiste abbia un qualche fondamento).
Se si volesse fare un lontano paragone, una pallida metafora la coscienza si dovrebbe paragonare ad un computer di notevolissima potenza.
E come per ogni computer vale per la coscienza il principio “garbage in garbage out”.
Cioè se immetti nella coscienza infantile immondizia (informazioni false su cosa sia effettivamente l’individuo che “gli sta sotto”) la conseguenza sarà che i comportamenti, i pensieri, le azioni ecc. in una parola la vita di quell’individuo sarà lo specchio di quella immondizia iniziale.
Al netto della sua inevitabile sofferenza.
Ci salva per fortuna l’inconscio che a differenza della coscienza non è indifferente ai destini dell’individuo e perciò si fa sentire.
Ma l’inconscio ed i suoi mezzi di comunicazione debbono essere aiutati.
E l’aiuto gli può essere dato solo dalla volontà dell’ego cosciente che percepisce il suo potente bisogno di cambiamento e lo può soddisfare per l’unica strada possibile:il riconoscimento dell’inconscio e dei suoi contenuti.
Dietro all’inconscio , sul fondo dell’inconscio insomma da qualche parte ci sono gli archetipi.
Forse Dio si nasconde (con molta abilità) tra di loro.