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Sul “Liber Novus di C. G.Jung” (4).

Cap.IV Scissione dello spirito

“Vado verso il fossato come un ubriaco, farfuglio cose pazze come un forsennato? È questa la tua via, anima mia? Mi ribolle il sangue, e potrei strozzarti, se solo ti potessi acciuffare. Tu tessi intorno a me la tenebra più fitta, e io sono come un matto imprigionato nella tua rete. Ma voglio che tu m’insegni».

Ma l’anima mi parlò, dicendomi: «Il mio è un sentiero di luce».

Replicai sdegnato: «Chiami luce quello che noi uomini definiamo la peggiore delle tenebre? Chiami giorno la notte?».

A questo l’anima rispose con parole che mi mossero all’ira: «La mia luce non è di questo mondo».

Gridai: «Dell’altro mondo non so niente!».

L’anima rispose: «E non dovrebbe esistere soltanto perché tu non ne sai niente?».

Io: «Ma allora il nostro sapere? Neanche il nostro sapere ha valore per te? Che cosa dev’essere, se sapere non è? Dove sono finite le certezze? Dove la terraferma? Dove la luce? La tua tenebra non solo è più nera della notte, ma è anche senza fondo. Se non deve esistere il sapere, allora forse neppure il linguaggio e le parole?».

E l’anima: «Neanche le parole»”.

 

 

L’angoscia e la paura come sopra .

 

 

 

 

 

E l’Anima svela che essa  è la strada verso la coscienza di sé.

 E l’individuo vede rovesciate ogni sua convinzione razionale.

 

 

Ed ancora l’Anima svela che la sua “luce” non appartiene al mondo della coscienza dissociata e della realtà sensibile.

 

 

 

 

 

    

 

 

 

E già!. Le parole non servono in quanto i linguaggi simbolici usano i simboli  ed i loro significati.

E si potrebbe continuare così per l’intero “Liber Novus” fino alla fine.

Per chi ne ha tempo e voglia.

                           .                                              (scritto il 06/6/24)

 

 

 

 

 

 


 

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