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Credo che sia il momento di cercare di fare chiarezza sui termini usati.
Si definisce “coscienza” l'insieme di informazioni (e di neuroni) acquisite , le prime, nel corso della esperienza di vita.
Si definisce “Coscienza del Sé” una parte "specializzata" della coscienza di cui sopra.
Parte come coscienza infantile innata in quella coscienza, subisce la rimozione o l'emarginazione, il confinamento bloccante* a causa dello imprinting infantile e, a processo di crescita riattivato, integra in sé i significati del Sè dell'individuo.
E quei significati, insieme alla coscienza infantile innata, cominciano ad espandersi nella coscienza sostituendo le tante protesi del falso sè (e le corrispondenti coazioni).
E quei significati ... diventano a loro volta coazioni a ripetere ma questa volta connessi con il patrimonio istintuale dell'individuo e finalizzate alla sua salute e sopravvivenza.
Non ho idea se alla "specializzazione" di questa parte della coscienza corrisponda una qualche speciazione neuronale.
Sta di fatto che le informazioni, siano esse del falso sè siano esse del Sè, o grazie alla loro collocazione in quella parte specializzata della coscienza o forse a causa della speciazione dei neuroni che le ospitano, sono in grado di generare azioni e comportamenti oppure bloccare funzioni e produrre devianze.
Non risulta che le informazioni, quali che esse siano, acquisite dalla coscienza al di fuori dell'imprinting infantile o al di fuori di un processo di crescita psichica siano in grado di generare coazioni (per esempio tutte le informazioni che si acquisiscono con lo studio, la lettura, ecc.).
Parrebbe quindi che ciò che determina la caratteristica del generare coazioni dipenda dalla acquisizione da parte di quella particolare parte della coscienza e/o dalla caratteristica del canale che ne consente l'acquisizione (imprinting infantile o processo di crescita psichica , compresa ovviamente la terapia analitica).
(*) Quindi correttamente si può parlare di “liberazione” della coscienza del Sè.