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Accade un giorno che nello studio, mentre lavoro, si comincia a sentire un continuo ticchettio.

Guarda dappertutto, ascolta in ogni punto e non si capisce da dove provenga.

Comincia a diventare fastidioso e non se ne riesce a trovare l’origine.

Dopo un po’ finalmente si capisce qual’è l’origine: Ad un orologio a muro si è scaricata la batteria e la lancetta dei secondi continua a ticchettare restando sempre nello stesso punto.

Si cambia la batteria ed è tutto ok.

Dopo un paio d’ore mi addormento e sogno:”Mio padre sente un ticchettio fastidioso prodotto da uno dei figli e si incazza dicendo di smetterla”.

A vederlo così si può pensare che l’evento reale, che si è fatto ben notare, ha lasciato le sue tracce mnestiche nei neuroni a specchio della coscienza percettiva.

E nel sonno la funzione onirica ha illuminato proprio quei neuroni riproducendo e rappresentando nel sogno esattamente quell’evento.

Si potrebbe pensare allora che si tratti di un fenomeno di sincronicità inverso.

Anziché essere l’evento psichico che induce un evento reale dello stesso significato, in questo caso è l’evento reale che induce un sogno di identico significato.

Ed invece no!.

Quel ticchettio continuo che fa incazzare il mio Sé (il padre) rappresenta la continua ripetitività del messaggio castrante che l’ambiente parentale per tutta la durata dell’infanzia e dell’adolescenza ha inflitto alla coscienza infantile.

In altre parole quel ticchettio, che a capirne il significato definire fastidioso è dire poco, rappresenta niente po’ pò di meno che …”l’imprinting infantile”.

Del quale occorre prendere coscienza per liberare da esso il Sé che quell’imprinting ha castrato ed imprigionato da un sacco di tempo.

E che, giustamente, ha fatto per anni, e fa ancora incazzare,  il mio Sé.

E Me.

 


 

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