La libido è sempre stata al centro della psicoanalisi e degli studi in psicoanalisi.Cosa sia esattamente credo che non lo sappia nessuno.
La si definisce comunque per approssimazioni successive.
Chi la considera centrale ai fini della sessualità.Chi vi riconosce aspetti più generali di tipo energetico.
Chi la definisce come affettività, ecc.
Tutte definizioni valide che ruotano attorno ad un oggetto centrale per la psiche ma alquanto indefinibile.
Se un individuo adora la propria , vi dedica con passione tempo ed energia, soffre quando scopre un graffietto sulla carrozzeria si può essere certi che costui manifestano la sua passione per quell’oggetto sta contestualmente ed a livello inconscio investendo liricamente, energeticamente , affettivamente su quell’oggetto.
Più propriamente per ciò che quell’oggetto rappresenta per lui.
Non riuscendo ad investire libidicamente , energeticamente , affettivamente sulla cosa in sé investe sulla sua proiezione nella realtà, l’automobile appunto.
Tra le tante definizioni ne introduco un’altra ribaltando l’affermazione precedente.
Parrebbe che la libido sia una sorta di strumento di conoscenza.
Laddove c’è investimento libidico c’è interesse , c’è passione, c’è curiosità, c’è attrazione.
Laddove non c’è interesse, non c’è attrazione, non c’è curiosità non c’è nemmeno investimento libidico.
Ma in questo caso non c’è nemmeno conoscenza , non c’è nemmeno sapere.
Talora i ragazzi a scuola sono obbligati a studiare ed ad imparare argomenti verso i quali non hanno alcun interesse.
E pur tuttavia sono egualmente costretti a studiarli. Si sa ci sono gli esami, c’è l’interrogazione, c’è il compito in classe, ecc.
Ed i ragazzi sotto la “frusta” dell’obbligo scolastico e dei doveri parentale studiano ed imparano argomenti verso i quali non hanno interesse alcuno.
A che cosa li stanno costringendo quelle fruste virtuali (e un tempo non erano nemmeno tanto virtuali) ?
Li stanno costringendo ad usare il loro cervello e più propriamente la loro funzione razionale anche in assenza di investimento libidico, anche in assenza di investimento affettivo.
Cioè un uso “ a freddo” della intelligenza razionale.
Un uso “ a freddo” che parrebbe avere lo scopo occulto di esasperare sempre di più i problemi dissociativi del ragazzo.
Lo si spinge cioè a diventare ancora più dissociato da sé di quello che già non sia grazie all’addestramento, all’imprinting ricevuto dal suo ambiente parentale infantile.
Il procedimento che andrebbe in senso contrario è abbastanza ovvio: Stimolare nel ragazzo/a la creatività, l’affettività, l’amore verso la conoscenza di sé.