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“La scuola Avataṃsaka del buddhismo Mahāyāna viene spesso considerata il punto più alto e conclusivo del pensiero buddhista.
Essa si basa sull’Avataṃsaka-sūtra, che tradizionalmente si crede sia stato pronunciato dal Buddha mentre era in profonda meditazione dopo il suo Risveglio.
Questo voluminoso sūtra, che sinora non è stato tradotto in nessuna lingua occidentale, descrive con molti particolari come viene percepito il mondo nello stato di coscienza illuminato, quando «i contorni solidi dell’individualità si dissolvono e la sensazione della limitatezza non ci opprime più».
Nella sua ultima parte, chiamata Gaṇḍavyūha, si racconta la vicenda di un giovane pellegrino, Sudhana, e dà la più vivida descrizione della sua esperienza mistica dell’Universo, che gli appare come una perfetta rete di relazioni reciproche, dove tutte le cose e tutti gli eventi interagiscono tra loro in modo tale che ognuno di essi contiene in sè stesso tutti gli altri.
Il seguente passo del sūtra, parafrasato da D.T. Suzuki, usa l’immagine di una torre magnificamente decorata per comunicare l’esperienza di Sudhana:
L’esperienza di Sudhana:
«La Torre è vasta e spaziosa come il cielo stesso. Il suolo è lastricato con (innumerevoli) pietre preziose di tutti i tipi, e dentro la Torre vi sono (innumerevoli) palazzi, portici, finestre, scale, cancellate, e corridoi, ciascuno dei quali è fatto dei sette tipi di gemme preziose...
«E dentro questa Torre, spaziosa e decorata con raffinatezza, vi sono altre centinaia di migliaia... di torri, ognuna delle quali è decorata con raffinatezza come la Torre principale e spaziosa come il cielo. E tutte queste torri, incalcolabili in numero, non si coprono affatto l’una con l’altra; ognuna conserva la sua esistenza individuale in perfetta armonia con tutto il resto; non c’è nulla qui che impedisca a una torre di essere fusa con tutte le altre individualmente e collettivamente; c’è uno stato di perfetta unione reciproca e tuttavia di perfetto ordine.
Sudhana, il giovane pellegrino, vede sè stesso in tutte le torri così come in ogni singola torre, là dove tutte le cose sono contenute in una e ognuna contiene tutte le cose».
Da “Il Tao della Fisica” di Fritjof Capra.
N.d.A.: Non vorrei sembrare impertinente nè irritare i buddisti ma questa metafora non descrive ciò che a loro sembra ma è invece una splendida metafora che rappresenta la coscienza neuronale, che ha integrato l'immagine del Sè IN OGNI NEURONE, nonché dell'intero cervello neuronale e delle sue interrelazioni.
E meno che mai, come sembra credere Fritjof Capra in “Il Tao della Fisica”, l'Universo.
E' piuttosto quella metafora rappresentazione solo parziale del Budda stesso e cioè del Sè.
. (scritto il 17/6/24)