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4/7/06

Una citta’  molto ricca che aveva nel suo cuore antico tre piazze , antiche esse pure.

Ed attorno ad esse vennero, molto tempo fa, costruiti i palazzi del potere di allora .Che sono poi il potere anche di oggi.

I luoghi della politica e del governo, i luoghi del commercio e della economia, i luoghi della religione.

Un giorno quasi ai margini di quella antica citta’ si decise di costruire in un terreno paludoso un’altra piazza.

E l’architetto al quale fu commissionata costrui’ una piazza che non si era mai vista prima in quella citta’ e nemmeno in moltissime altre.

Grande , immensa , smisurata.

E al suo centro costruì un gigantesco mandala.

E che e’ un mandala ?, direte voi.

Un mandala in molte culture orientali e’ un complicato ed arzigogolato disegno di un cerchio o di un ovale il quale rappresenta la totalita’ dell’individuo.

Rappresenta cioe’ non l’individuo dimezzato, allora come oggi, non l’individuo al quale e’ stato imposto di negare se’ stesso, la sua anima, la sua sessualita’, la sua stessa vita ma bensì, come si e’ detto, l’individuo tutto, l’individuo finalmente non più alieno a sè.

 Così come le prime tre piazze sono spesso oscure, il sole fa una gran fatica ad arrivarci sperduto com’è tra alti palazzi,  stradine tortuose e portici ombrosi, così la piazza granda è invece luminosa ed ariosa.

Tanto che se ad essa il viandante giunge all’improvviso sconoscendone l’esistenza, dopo avere percorso quelle stradine tortuose di cui si e’ detto,  rimane come abbagliato e stordito da tanta luce , da tanta aria, da tanto significato.

Per cui quella città gode per così dire di due anime.

L’anima di ciò che si è e di ciò che è, di ciò che crudamente si tocca con mano e si crede essere realtà nuda e cruda, appunto,  e l’anima di ciò che si vorrebbe, che si desiderebbe essere.

E che troppo spesso purtroppo non si riesce a diventare.

Perchè nessuno ha saputo insegnare, passo dopo passo, la strada, lunga e tortuosa che dalle vecchie piazze conduce alla nuova.

 

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