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3/8/07
La motonave porta-containers Jonny B. viaggiava a tutta forza nel nord dell’Oceano Pacifico diretta verso le coste giapponesi.
Il comandante aveva scelto di portare la nave in quella rotta così settentrionale per cercare di evitare una grande tempesta che le carte meteo, le quali ogni quindici minuti gli pervenivano via fax dal centro meteo di Norfolk, segnalavano in evoluzione nel centro del Pacifico.
Dopo molte ore di navigazione scrutando l’orizzonte il comandante si rese conto che i suoi sforzi erano stati inutili.Infatti l’orizzonte era incupito da enormi banchi di nuvole nere ed era perciò evidente che la nave stava puntando diritta proprio verso la tempesta né c’era più alcun modo di evitarla.
Dette all’equipaggio le disposizioni del caso e tutti attesero con comprensibile nervosismo di incrociarla.
Ben presto le onde divennero più alte ed il vento cominciò a far vibrare le grandi braccia delle gru di carico.
La nave fù sballottato per ore nella tempesta e le onde talora ricoprirono per qualche istante l’alta prua della nave.
Quando pareva che ne stessero uscendo una onda altissima, mai vista, spazzò il ponte della nave ricoprendo le grandi cataste di containers assicurati sulla tolda.
Uno di questi spezzò per il violento colpo ricevuto i ganci che lo trattenevano agli altri containers e precipitò in mare da una altezza di circa cinquanta metri.
Non era la prima volta in verità che nel corso di una tempesta qualche nave perdesse parte del carico.E date le condizioni del mare non era certo pensabile che i comandanti si preoccupassero in quel frangente di recuperare il carico perso dovendo pensare invece alla sicurezza della nave e dell’equipaggio.
Il container si diceva precipitò in mare e dal gran colpo si squarciò su uno dei lati.
Ben presto dal quel grande squarciò cominciarono ad uscire decine e decine di migliaia di ……..paperelle di plastica.
Si, proprio quelle che i bambini fanno galleggiare nella vaschetta del proprio bagno .Proprio quelle che anche qualche adulto lascia galleggiare vicino al proprio naso mentre si rilassa completamente immerso nella sua vasca da bagno.
Dallo squarcio si diceva uscirono (ma a noi piace pensare che cercassero invece di fuggire da quella grande prigione di lamiera) decine e decine di migliaia di paperelle di plastica.
Le quali in balia delle correnti marine e con un enigmatico sorriso sul becco si sparpagliarono per tutto il Pacifico approdando in parte dopo alcuni anni di navigazione lungo le coste del continente americano.
Alcune migliaia invece furono trasportate verso Nord ed imboccarono lo Stretto di Bering.
Dribblando iceberg e ghiacci sbucarono nell’Oceano Atlantico e quì furono presi in carico dalle correnti meridionali.
A centinaia si spiaggiarono via via lungo le coste dell’Islanda prima e della Gran Bretagna poi.
Raggiunsero le coste del Portogallo e alcune continuarono ancora più a Sud il loro viaggio che durava ormai da quattro anni.
Una di esse infine approdò lungo le coste del Marocco meridionale vicino ad un povero villaggio di pescatori.
Passava in quel momento lungo la spiaggia un bambino scalzo che restò sbalordito ad osservare quello strano esserino del quale non aveva mai visto uguale.
Il bambino conosceva sì i nomi di molti pesci che il padre e gli zii riportavano nelle loro barche dopo la pesca ma quell’affarino giallo che galleggiava allegramente tra la schiuma del mare che animale era?.
Raccolse l’oggetto e tenendolo stretto con entrambi le mani, per paura che gli sfuggisse tra le dita, corse a casa per mostrarlo alla madre.
La quale come lui nulla sapeva di paperelle e di plastica.
La notte il bambino dormì un sonno profondo tenendo ben stretta tra le dita quell’oggetto misterioso e bellissimo.
Sognò per tutta la notte grandi laghi pieni di anatre e di paperelle che sguazzavano allegramente lungo le riva.
Al risveglio strinse vieppiù le dita ma si accorse con terrore che la paperella gli era sfuggita.
Saltò giù dal giaciglio nel quale aveva trascorso la notte e sentì ai suoi piedi un insistente pigolio.
Guardò verso il basso e scorse accucciato tra i suoi piedi un affarino giallo ricoperto di morbide piume che pigolava, la testa rivolta verso di lui.