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15/6/08
Erano i tempi in cui le strade erano vuote e solo raramente qualche vecchio camion traballava su quelle strade spesso sterrate e polverose.
Entriamo allora, in quei tempi ormai antichi, nella casa di Peppino, Peppino il postino.
Un uomo qualunque , senza ambizioni, senza speranze.
Aveva un passato che lui considerava quasi glorioso. Gli avevano dato allora, durante il fascismo, una pistola ed una tetra divisa e l’avevano arruolato nella milizia postale.
Che non era una vera e propria polizia ma qualcosa che le assomigliava molto.
Quel passato che lui aveva vissuto come glorioso l’aveva amaramente scontato alla fine della guerra.
Epurazione, licenziamento, vita grama con una moglie insoddisfatta ed abituata prima del matrimonio ad un altro livello di vita.
Gesuina, così si chiamava la signora, si rodeva per quella vita grama che gli era toccata in sorte.
Si era sposata che aveva poco più di trentanni.A quell’età, all’epoca ed in quel luogo, si veniva considerate già attempate , già zitelle.
Si era perciò accontentata, quando venne l’occasione più combinata che spontanea, di un uomo, Peppino appunto , più vecchio di lei di dieci anni.
Un uomo qualunque , senza ambizioni, senza speranze.
Proprio lei che aveva sorelle e fratelli tutti ben sistemati in fiorenti commerci.
Ma torniamo alla casa di Peppino.
Un piano terra senza luce che prendeva aria da un terrazzino che a guardare verso l’alto sembrava un pozzo umido e maleodorante.
Qui visse per molti anni la coppia, qui procreò.
Intanto Peppino dopo varie peripezie era stato riassunto nel vecchio posto e aveva ripreso a fare il vecchio mestiere, distribuire la posta nei quartieri poveri della città.
La vita in quella casa arrancava, la mesata era povera , la giornata tirata sempre via con i denti.
Gesuina però aveva una ambizione.
Trovò una grossa scatola di latta che un tempo conteneva biscotti e l’aveva portata da un cognato che faceva il fabbro.Aveva fatto saldare il coperchio alla scatola e aveva fatto fare una incisione sul coperchio.Aveva costruito insomma un salvadanaio.
E là un giorno dopo l’altro metteva i suoi modestissimi risparmi.
La cinquanta lire, la dieci lire, la cento lire.
Rarissimamente riusciva ad introdurre una banconota da mille.
La vita nella casa a pianterreno , come si diceva, si trascinava.
Ma accanto alla casa sorgeva un palazzotto a due piani con un portone signorile.
Là abitava un altro postino.
E Gesuina tutti i santi giorni dava il tormento a Peppino:
- Ma come mai che quelli si possono permettere una casa così?
-Tu sei proprio uno scemo e porti a casa sempre quei quattro soldi !.
Peppino rosicava e taceva.
Taceva e rosicava.
Essendo dell’ambiente egli qualcosa sospettava e qualcosa sapeva.Ma doveva stare zitto e non parlava di quei sospetti nemmeno con sé stesso.
Ma torniamo al salvadanaio.
Dopo mesi di monete la grossa scatola di biscotti era diventata pesante.
Ed intanto i ragazzi erano diventati adolescenti ed avevano cominciato a notare la scatola ed il suo ambito contenuto.
In tempi in cui andare al cinema costava cento lire quel tintinnio di così tante monete dentro la scatola saldata era una tentazione troppo grande .
Ed allora i ragazzi con un coltello facevano scivolare fuori attraverso la fessura sul coperchio qualche moneta .
Una volta veniva fuori una moneta da dieci qualche volta , miracolo, una da cento.
Si capiva che dentro c’era anche qualche banconota talora la si intravedeva, accuratamente ripiegata fino a renderla grande quanto un francobollo, attraverso la fessura ma pensare di riuscire a tirarla fuori senza strapparla era follia.
Non si sa come ma Gesuina dopo un po’ si accorse del traffico intorno alla sua preziosa scatola. Non si sa come, forse sentendo la leggera diversità di peso della scatola alleggerita , è proprio il caso di dirlo, dalle monete sottratte.
Per cui non appena il salvadanaio venne aperto e festosamente contate le innumerevoli monetine che ivi erano state raccolte Gesuina portò il coperchio dal parente fabbro e fece saldare sulla fessura, all’interno del coperchio , una specie di imbuto di latta che rendeva assolutamente impossibili i furfanteschi prelievi.
Intanto il postino della casa accanto si era comprato la macchina.
E Gesuina, come del resto faceva tutti i giorni, aumentò ancora di più il suo livello di tormento verso Peppino.
- Ma come mai che quelli si possono permettere una cosa così?
- Ma come fanno?
-Tu sei proprio uno scemo e porti a casa sempre quei quattro soldi !.
Peppino rosicava e taceva.
Taceva e rosicava.
Essendo dell’ambiente egli qualcosa sospettava e qualcosa sapeva.Ma doveva stare zitto e non parlava di quei sospetti nemmeno con sé stesso.
Dopo che il marchingegno saldato sotto il coperchio della scatola ebbe dimostrato la sua efficacia nella casa accanto successe qualcosa di nuovo:Arrivarono i carabinieri.
La sera Peppino tornò a casa e non disse una parola.
Guardava solo la sua donna con uno sguardo cattivo ed insieme gioioso.
Gesuina lo investì, brusca come al solito:
- Cos’hai da guardare così?
Peppino fece un ghigno che gli storse tutta la faccia.Liberò la sua rabbia repressa sibilando solo una domanda :Hai capito ora ??!!!
Allora, in tempi di misera e di fame , molti erano emigrati in America.E dopo che si erano laggiù sistemati inviavano povere rimesse ai familiari rimasti qua.
Mettevano nella busta chi cinque dollari, chi un dollaro solo, chi dieci dollari.
Il postino della casa accanto , come altri come lui, aveva trovato il modo per arricchirsi sulla miseria degli altri.
Quando riconosceva una busta che veniva dagli States la metteva da parte e poi si ritirava in bagno con il suo bottino , apriva le buste portava via quei poveri soldi e buttava il resto nel cesso.
Ma un giorno i carabinieri irruppero nel bagno cogliendolo in fragrante.
Peppino quel giorno ebbe un orgasmo cosmico senza nemmeno doversi toccare. Proprio lui che, povero, con il sesso non ci aveva mai saputo fare più di tanto .