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Ci andava ogni sabato mattina.
Piazzava le canne lungo la riva dove il fiume faceva una larga ansa e nel filo della corrente cercava i veloci cavedani mentre nell’acqua quasi stagnante ,dove la corrente pareva fermarsi, metteva l’esca sul fondo in cerca di anguille.
Come tutti i sabati percorse la decina di chilometri che separava casa sua dal posto.Incrociò il cartello del paesone la cui periferia era attraversata dal fiume.
Il cartello al limite del paese recitava “Valbusone”, un paese dell’alta bergamasca.Sotto quel cartello, da qualche anno, un cartello più piccolo dichiarava: “Paese dezingarato”.
Non capiva bene il senso della cosa e gli pareva inoltre che la frase non suonasse giusta dal punto di vista dell’italiano.
Ma tant’è.
Accanto al cartello sventolava una enorme bandiera verde.
Un sabato giunto nella solita ansa si accorse che in fondo al prato che circondava la curva del fiume erano parcheggiate due o tre roulotte.
Alcune zingare stendevano i loro poveri panni sull’erba asciutta e dei bambini tiravano calci ad un pallone mezzo sgonfio.
Non ci fece caso e cominciò a preparare le canne.
Dopo un po’ senti delle urla e si accorse che dal finestrino di una roulotte usciva del fumo.Dopo un attimo un uomo ed una donna schizzarono fuori urlando.
Ancora non si era reso conto della cosa che una ragazzina scalza già correva verso di lui e lo strattonava per il giaccone indicando la roulotte.
Si affrettò a lunghi passi e dalle urla dei due capì che un bambino era rimasto dentro la roulotte.
Intanto già delle fiamme uscivano dal finestrino ed il fumo era diventato denso e nero.
Senza pensarci si mise un fazzoletto sulla bocca , entrò nella roulotte e vide subito il bambino terrorizzato rannicchiato dietro un mobiletto.
Il fuoco era ormai dappertutto.
Lo afferrò per la vita e con un balzo fu fuori.
La madre del bambino strinse il piccolo a sé piangendo mentre il padre cercava di baciare le mani al pescatore piangendo anche lui.
Egli si scansò imbarazzato e si diresse rosso in viso verso le sue canne.Intanto si sentiva da lontano una sirena che si avvicinava.
Si perse con i suoi ami e le sue esche e quasi non si accorse che si era avvicinato a lui un vigile urbano:Alto, biondo e con grossi stivaloni di cuoio.
Pistola, mazzetta ed occhialoni.
E’ lei che ha tirato fuori il bambino?, chiese duro.
Si, bofonchiò il pescatore, ma non è niente l’avrebbe fatto chiunque, si schermì.
Allora è lei che l’ha fatto!, esclamò il vigile deciso.Non sa della ordinanza del sindaco ?, chiese retorico.
Ordinanza , quale ordinanza?
Il sindaco ha prescritto che in questo comune vige il divieto di intervento!, rispose il vigile.
Il divieto di intervento ? Ma che significa?
Significa che lei non doveva fare niente!
Non dovevo fare niente? Ma che dice? Dentro c’era un bambino che stava per morire bruciato.!!
Ed il vigile cupo:Bambino o non bambino sempre zingaro era.
Intanto della roulotte non era rimasto più nulla se non dei resti liquefatti e fumanti.Un acre odore di plastica bruciata ammorbava l’aria.
Il pescatore guardò il vigile stupefatto e questi con fare deciso aggiunse :A lei non importa delle norme che vigono in questo comune vero?. Si sente più furbo degli altri?
E poi con voce stentorea:Mi segua al comando!.