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1/5/10
Uscì di casa ristorato da un lungo sonno notturno. Mancava la luce e perciò pensò di andare a prendersi un caffè al bar dietro l’angolo.
Per strada non c’era nessuno. Nemmeno una macchina, un autobus .Nulla.
Che stranezza, pensò. Ma non è lavorativo oggi?, si chiese.
Sentì un brusio verso la piazza e si diresse verso di là. Parecchie decine di persone stavano tutte insieme ammucchiate e vocianti. Pareva contrattassero qualcosa.
Si spostavano velocissimi da un punto all’altro, tutti insieme.
Si adunavano e si disaggregavano.Li guardava affascinato.Parevano branchi di grossi pesci che si spostavano nell’acqua velocissimi cambiando continuamente la forma del branco.
Si voltò un attimo per un rumore che veniva dal corso e quando si rigirò nella piazza non c’era più nessuno.
Tutti spariti.
Nel corso cominciò a pensare che qualcosa non andava.
La strada era piena di carte di ogni tipo che svolazzano sotto le folate di vento. Alcune formavano dei vorticosi mulinelli, delle piccole burla di cicloni che si accendevano e si spegnevano in un attimo.
Carte di tutti i tipi, fogli di giornale, pagine strappate di libri, perfino banconote.
Cercò di afferrarne qualcuna ma si accorse che il negozio di cellulari all’angolo aveva la vetrina sfondata.
Non c’erano più telefonini nella vetrina ma girato l’angolo decine di cellulari erano sparsi per la strada,abbandonati.
Alcuni giovani passavano in bici gridando cose senza senso.
L’edicola dei giornali era in fiamme e più avanti anche due auto risultavano capovolte ed in fiamme.
Partorivano grosse nuvole di fumo nero e grasso denso di minuscole particelle che si attaccavano alla pelle.
Si spostò sopravento.
Il marciapiedi di fronte era tappezzato di borse e valigie, alcune sfondate, altre aperte.
E dalla porta del negozio di borse usciva del fumo nero a piccole volute. Tra le borse , pareva una grossa borsa pure lui , una piccola figura di uomo, forse un bambino.Forse sgozzato.
Una lunga striscia di sangue correva lungo il bordo del marciapiedi verso il muro .Girato l’angolo una donna era a faccia in giù. Si era trascinata inutilmente fin lì. Perdeva ancora sangue ma era morta.
Da un palazzo commerciale volavano giù dalle finestre fiumi di carte e di oggetti che cadevano al suolo tintinnanti.
Si spostò appena in tempo ed una grossa scrivania si sfracellò fragorosamente al suolo.
Entrò nell’androne di un palazzo per uffici per raccogliere le idee. Era abbastanza sconvolto e non capiva cosa stesse succedendo.
L’androne del palazzo era un delirio di confusione. Mobili,carte, ombrelli, perfino abiti e scarpe. In un angolo un grosso scatolone conteneva barattoli di conserva. Alcuni barattoli erano rotolati sulla corsia centrale, altri erano schiacciati e facevano fuoriuscire un liquido rossastro.
Alcuni panini erano appoggiati su un termo. Naturalmente freddo.
Pareva che il tutto colasse spontaneamente, come un fiume, dai piani superiori lungo le scale a loro volte ingombre da ogni tipo di oggetti e di merci.
Uscì per strada e vide in fondo alla strada un grosso camion. Avvicinandosi vide delle porte aperte, le porte di un container svuotato dal suo contenuto.
Da lontano il contenuto restante pareva essere costituito da biciclette, ruote di auto, pneumatici.
Si avvicinò e ne prese una per andare in giro.
Aveva la ruota posteriore spezzata ed era senza sellino.
La mollò là.
Alcuni uomini passarono vocianti in bici.Si fermarono davanti al negozio che vendeva televisori.
Non si capiva come la vetrina potesse essere ancora integra. La sfondarono con una grosso mattone e due di loro entrarono nel negozio.Ne uscirono tirandosi su la cerniera dei pantaloni.
Uno tanto per farsi una risata sparò contro un televisore che esplose con un tonfo sordo.
Era ormai quasi mezzogiorno ed una grossa nuvola nera aleggiava sopra la città.
Il mercato della frutta, all’incrocio tra Main Street e la dodicesima era un cumulo di bancarelle sventrate e frutta marcia dappertutto.
Un cane grufolava nell’immondizia e due ciechi avanzavano in fila indiana, i loro bastoni bianchi ticchettavano sul muro.
Un vecchio raccoglieva pezzi di frutta e ogni tanto dava un morso ad una mela .Buttò via la parte marcia che aveva un odore dolciastro, di roba in putrefazione.
Davanti la caserma dei pompieri si ammucchiavano alcune sedie di metallo ed una fotocopiatrice rovesciata su un fianco.
Dentro nell’androne della caserma un carro-pompa ancora fumava e l’acqua usciva con un rivolo sottile dalla cisterna. Era senza le ruota anteriore e pareva inginocchiato.
Il supermercato più avanti era vuoto e così i suoi scaffali.
Immondizia dappertutto, bambole di plastica, pezzi di biancheria.
Le casse erano aperte con dentro ancora mucchietti di monete e qualche banconota. I banchi frigo perdevano acqua che sapeva di ammoniaca. Tutto era buio e non si vedeva fino in fondo nel reparto macelleria.
Ma l’odore che proveniva da là faceva capire tutto.
Giunse infine alla stazione.
Rimase sul marciapiede deserto a guardare i tabelloni elettronici degli arrivi e delle partenze. Erano spenti e i caratteri che erano rimasti visibili formavano frasi tipo “dat…frem, 34,5@” .
Arrivò sul primo binario, fischiando, un treno. Rallentò fin quasi a fermarsi e poi ricominciò ad lentamente ad accelerare .
Saltò allora di corsa su un predellino ed entrò nella vettura deserta.
Chiuse lo sportello e si appisolò sul sedile di una vettura di prima classe.