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16/6/10

Nell’aria fresca del mattino stavano entrambi fuori dal tabaccaio. Lui le gambe piegate come se non si reggesse in piedi, lei che gli parlava con una voce a tratti stridula a tratti morta.

Parlottavano stando vicini con la testa come se si scambiassero chissą che segreti.

La droga per entrambi era vicina a compiere la devastazione finale.

Parlottavano chissą di cosa, lui incerto sulle gambe, lei con un cane al guinzaglio, le mani tremule.

In quella devastazione sorprende un gesto, uno sprazzo di residua umanitą, un lacerto di vita.

Gianfri con fare incerto allunga una mano verso i capelli di lei e con fare insieme maldestro e tenero accenna una carezza sui suoi capelli.

Come un barlume, una scintilla di vita in un deserto di morte.

Si salutano e Gianfri risale a fatica sulla sua bici, le gambe non lo reggono ad andare a piedi. Lei va via sul marciapiedi trascinando il cane.

E’ come se procedessero entrambi su una strada in discesa che ad ogni ora diventa sempre pił ripida e scoscesa.

Verso il nulla.

 

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